Sorta di versione alternativa del rape & revenge, con una narrazione a incastri sotto vari punti di vista (dei personaggi coinvolti, loro malgrado, nella vicenda) dove salta fuori un'umanità piccola, gretta, meschina e sgradevole (il poliziotto corrotto e adultero, il viscido e sudaticcio predatore sessuale che si nasconde dietro le vesti del rassicurante e goffo commesso viaggiatore, l'accordo del ricatto suggerito dal poliziotto, che si presenta ai soccoritori del fataccio con la divisa da Guardia civil sporca di vomito) e il meccanismo della vendetta (preso a modello dall'episodio di
Alfred Hitchcock presenta "Revenge", con Linda Purl) che sfocia in un rovinoso e sanguinoso scambio di persona (fucilate, colpi di forca in pancia) di una disastrosa caccia all'uomo fai da te che porterà alla disgrazia annunciata, facendo saltare fuori il lato peggiore di ognuno dei protagonisti.
Cabezudo tiene sulla corda (incipit che aumenta l'interesse e l'attenzione, con la suddivisione in capitoli), giocherella con il più puro cinema di genere (il pestaggio razzista e misogino, e il tentato stupro, ai danni di Gabi, sola nel bosco, colpisce per furiosa brutalità, con tempistiche quasi da film horror-la mano infilzata con la penna, il lunotto della jeep sfondato a sassate-) e immerge il tutto in una desolazione e in uno smarrimento ambientale quasi serradoriano.
Purtroppo, però, le ambizioni autoriali del regista ne smorzano il potenziale, sterzando in quel cinema europeo d'auteur che stride con i sapori exploitation, volendo a tutti i costi darsi un tono "superiore", perdendosi in lungaggini, spesso inutili (come i due vecchi litigiosi che sembrano usciti da un film dei fratelli Taviani), così come le indagini alla Maigret del cocciuto poliziotto ad un passo dalla pensione e alla deludente risoluzione accanto al piccolo falò con i 90 mila euro gettati nel fuoco (cinica e beffarda, comunque, la chiusa finale).
Buona la scelta del regista di prendere attrici ben poco attraenti (la figlia del vecchio poliziotto, l'amante di quello giovane) che danno al film un aurea di realismo che ben si amalgama con lo squallore del paesino semi abbandonato e con il pessimismo della vicenda.
"Un compromiso" risuona dal vecchio giradischi, mentre il destino compie il suo percorso, tra stupratori (e assassini) che agiscono indisturbati, anziani legati alla propria terra, una coppia di speleologi, una ragazza violata, un polizotto a cui la divisa e la vita coniugale va molto stretta e un'indagine prima della pensione.
Le intenzioni sono lodevoli, alcuni passaggi interessanti, la violenza ben gestita (quando c'è), le bassezze umane ben delineate, la vicenda nerissima , a volte, colpisce nel segno.
Quello che manca è il coraggio di andare fino in fondo, con quella scelta, parecchio discutibile, di scegliere la modalità , un pò spocchiosa, di fare a tutti i costi un film d'autore come piace ai Festival snob, compromettendone il risultato finale.
Bellissimo l'inizio nei campi di girasole con la trafugazione del corpo e l'auto, con baule aperto, sul ciglio della strada.
Il potenziale c'era tutto, ma manca la vera passionalità.