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Volti del cinema italiano nel cast VOLTI ITALIANI NEL CAST Volti del cinema italiano nel cast

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 15/06/08 DAL BENEMERITO B. LEGNANI
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B. Legnani 15/06/08 01:38 - 5523 commenti

I gusti di B. Legnani

Detto che non ho letto il romanzo, mi pare film assai anomalo, interessante quando snoda la vicenda, eccessivo quando infila l'apologo (quasi insopportabile l'incontro fra la Berti e la Schneider). I più centrati mi paiono i momenti di in cui si è nella narrazione che è anche simbolica: Tognazzi che si reca al feretro di Serato, il pranzo servito da Reder eccetera. Tognazzi grande, Schneider brava ma inadatta alla parte. Girato principalmente a Parma, Terni e Spoleto.
MEMORABILE: Massimo Serato (talmente bello da farlo dire pure a me) sotto la pioggia battente.

Galbo 24/09/10 21:36 - 12380 commenti

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Alberto Bevilacqua dirige un film tratto da un suo romanzo: l'opera funziona nella caratterizzazione ambientale (la fabbrica e le lotte di classe) e in quella psicologica dei personaggi. Non altrettanto riuscita la prova degli attori, con Tognazzi che "macchiettizza" troppo il protagonista e la Schneider che si fa fatica a vedere nei panni dell'operaia.

Nando 23/09/10 00:36 - 3810 commenti

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Una lotta tra il padrone e i suoi operai che vedono come leader una donna a cui è stato ucciso il marito. La narrazione sfocia drammaticamente nella liasion amorosa. Un affresco fine anni '60 delle lotte in fabbrica e le prime concessioni dei padroni. Un film controverso, idea personale.

Stefania 25/12/10 15:04 - 1599 commenti

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L'industriale Doberdò è diviso in due: tra l'amore di Irene, un amore che gli chiede di cambiare, e il resto del mondo, che gli chiede di rimanere lo stesso. Ma non c'è scelta: Doberdò è già cambiato, e non glielo perdonerà, il resto del mondo. In una ricca provincia industriale, per un sistema sociale e produttivo immobile nella conservazione dei privilegi, le lotte operaie e la passione di Doberdò per Irene sono sussulti sovversivi da soffocare. Film ben equilibrato tra connotati realistici e slanci allegorici, Tognazzi bravissimo nel rendere le sfumature di una sofferta trasformazione.
MEMORABILE: Il ritorno di Doberdò nella casa contadina di suo padre, con Irene. "Quella macchia di umidità sul muro è sempre la stessa...".

Homesick 22/04/11 17:09 - 5737 commenti

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Il passaggio di Bevilacqua dal romanzo alla cabina di regia non è dei più felici: pecca di ridondanza (gli innesti metaforici e nostalgici, l’invasiva colonna sonora di Morricone) e perde la bussola nell’incertezza tra le tensioni sociali nelle fabbriche e la blanda storia d’amore del capitalista con l’operaia. All’apice della sua venustà, risplendente nei colori di Roberto Gerardi, la Schneider è tuttavia poco credibile come donna del popolo, mentre Tognazzi stenta ad indossare la maschera sofferta che talune circostanze gli richiederebbero.
MEMORABILE: La “sfida” a distanza tra Serato sotto la pioggia e Tognazzi seduto davanti alla finestra della stanza da letto.

Disorder 8/06/11 12:16 - 1416 commenti

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Un inedito, distaccato ed interessante squarcio sulla realtà sociale degli anni 60, l'altra faccia (che non ci piace ricordare) del "miracolo economico" ma anche la preparazione del terreno per i violenti e politicizzati anni 70. Se il lato storico risulta quindi molto interessante, lo stesso non si può dire purtroppo per la messa in scena, spesso molto forzata e con alcuni personaggi fuori parte (l'operaia e la moglie dell'industriale ad esempio sono quasi indistinguibili). Comunque un buon lavoro, a mio avviso.
MEMORABILE: La cena di Doberdò con gli "amici" industriali.

Il Gobbo 9/07/11 17:35 - 3015 commenti

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Tutto sbagliato, tutta una scena madre, il turgore e la retorica (anche di Morricone), Doberdò col dobermann, gli industriali-forzeoscuredellareazioneinagguato (d'altronde era il tempo delle stronzate pistarole e pasolinoidi su Cefis), il suicidio di Serato cui bastava aspettare l'inevitabile broncopolmonite, il babbo villico. Ha però un suo fascino kitsch, uno strepitoso corredo di caratteristi amatissimi e un sapore d'antan. La credibilità della Schneider come operaia barricadera non è solidissima, ma è talmente bella che chi se ne frega.

Fauno 1/11/11 14:18 - 2208 commenti

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Se mi dovessi basare sugli attori darei un voto molto alto, in quanto Tognazzi e la Schneider non si risparmiano e non hanno peli sulla lingua (soprattutto il traviamento di un industriale come lui è molto coinvolgente)... Malauguratamente però, pur se sviluppato molto più di striscio, lo stesso argomento è nettamente più persuasivo in Revolver, in cui ci si mettono perfino le autorità internazionali a confondere in tutti i modi la verità sulla morte di un magnate dell'industria dalle idee illuminate e umanistiche.
MEMORABILE: La Schneider è incantevole in tutto e vedendo questo film dispiace molto per la sua scomparsa così tragica e prematura.

Gugly 6/02/14 19:14 - 1185 commenti

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Tognazzi è super, la Schneider bellissima ma non molto credibile come operaia in quanto porta sempre con sé un allure, come dire, da principessa... Bevilacqua ci crede ma esagera tra scene madri e allegorie varie corredate di musica morriconiana bella ma un po' troppo invadente. Un film che si ama per la coppia principale (Tognazzi è Doberdò) ma che risente tanto degli anni trascorsi e, forse, dell'ego del regista-autore. Comunque coinvolgente.
MEMORABILE: La lotta interiore di Doberdò e l'amore per la Califfa.

Etico 11/12/15 15:49 - 9 commenti

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Difficile opporsi all'emozione di una favola. Bevilacqua prova a stupirci offrendo la sua Cenerentola al contrario che da operaia diviene "Califfa". La favola non abita più qui: siamo nel ventesimo secolo e l'Industria sta dominando anche sui sentimenti fino a ucciderli. Deludente eppur perfetta Romy, simpatico come sempre Ugo. Unica eccezione: le musiche "sacre" del Maestro, talmente eccelse da seguire a occhi chiusi; ne riparleremo fra cent'anni, quando questa sua opera così alta così solenne così semplice sarà riconosciuta come musica colta.

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Faggi 11/08/16 19:58 - 1549 commenti

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Nell'Italia uscita da un bel po' dall'incantesimo del boom economico e dove la turbolenza politica e delle oscure trame era ormai in attività, esce questo film che l'artefice Bevilacqua gira a partire dal suo romanzo omonimo rielaborando corposamente il tutto. È un prodotto di un certo interesse ma imperfetto, specie nella forma; i protagonisti fanno del loro meglio, qualcosa di suggestivo c'è ma gli manca quel non so che per farlo entrare nell'olimpo del memorabile.

Rufus68 16/07/17 19:32 - 3825 commenti

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Né carne né pesce, datato e snervante. Tognazzi è imbalsamato in un ruolo fasullo e monocorde, la Schneider risulta credibile come Lady Gaga in un romanzo di Dickens: entrambi costretti a una recitazione sentenziosa e tanto artificiosa da far cascare le braccia. Sulla dialettica servo-padrone e sulla conversione operista del protagonista è meglio lasciar perdere. Il verme dell'incredibilità, tuttavia, bacava già il romanzo: il film è solo una trasposizione men che mediocre.

Daniela 31/10/17 23:54 - 12623 commenti

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Parma anni '60. La vedova di un operaio morto nelle proteste sindacali diventa amante di un grosso industriale che, per amor suo, si converte ad un capitalismo più umano... Da un suo modesto romanzo, Bevilacqua trae un film ancora più discutibile: semplicistico negli intenti didascalici, poco convincente nei dialoghi che suonano irrimediabilmente falsi, con una protagonista del tutto fuori parte. Meglio della bellissima Schneider, inattendibile popolana, il ruspante Tognazzi, anche se anch'egli non è al meglio delle sue possibilità.

Alexpi94 27/07/18 19:47 - 186 commenti

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Tratto dal suo omonimo romanzo, Bevilacqua dirige un buon dramma contestatario a sfondo proletario intriso in un'atmosfera arrabbiata e a tratti (quasi) struggente (anche se qui il merito va sopratutto alle bellissime musiche composte da Morricone). Tognazzi azzeccatissimo per il ruolo (è un cinico industriale), bravissima anche la Schneider (nel film una contestatrice proletaria) e anche il resto del cast è molto in parte. Purtroppo (ahimè) il film pecca per una lentezza generale, ma nel complesso ci troviamo dinanzi a un buon prodotto.
MEMORABILE: I primi piani sugli splendidi occhi della Schneider; Il funerale; Il pranzo nel locale vuoto tra Tognazzi e la Schneider.

Paulaster 16/01/20 09:56 - 4389 commenti

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Industriale si convertirà a una direzione dei lavoratori più umana. Il tema della lotta di classe è trattato in maniera schematica e finisce per dare poca importanza al ravvedimento di Tognazzi. Alla fine i concetti portanti vengono esplicitati durante una relazione adulterina poco credibile. Schneider sbagliata come scelta (non recita proprio come la moglie di un operaio), anche se dimostra impeto. Tognazzi che dà il meglio nella parte drammatica, anche se suona scontato. Discrete alcune scene allegoriche.
MEMORABILE: Nel reparto produttivo; A cena con gli altri industriali; Da solo al tavolo col cameriere.

Urraghe 11/06/20 23:51 - 78 commenti

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Storia di un’operaia dal pavese e del “padrone” di una fabbrica nel mondo della contestazione operaia degli anni Sessanta. Ci sono film che stregano e "La califfa" è uno di questi. Bevilacqua alla prima regia ci dona un film straordinario. Una musica magnetica e giustamente didascalica con due interpreti ineguagliabili (la Schneider e soprattutto la rassegnazione di un Tognazzi testimone di un tempo già allora superato). Una storia di passioni e passione. Datato nella trama ma certamente onesto e non comune. Bellissimo.
MEMORABILE: ovviamente "Doberdo'!!!"
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  • Curiosità Undying • 13/04/09 12:31
    Risorse umane - 7574 interventi
    Opera d'esordio del celebre Alberto Bevilacqua, particolarmente attivo, in precedenza, come sceneggiatore.

    Nonostante Bevilacqua abbia percorso, come director, un sentiero "realistico" con tendenza al dramma e alla commedia (eccezion fatta per l'ultimo lavoro, Gialloparma, 1999) a lui si devono le sceneggiature di alcuni dei più interessanti horror gotici prima maniera.
    Da Seddok, l'erede di Satana a due film diretti dal grande Mario Bava: I tre volti della paura e Terrore nello spazio.



    La sensibilità di Bevilacqua, e la sua stima per il regista nato a San Remo, si riassume in queste commoventi parole:

    "Ho cominciato a girare i miei film nel 1970, con La riffa, in un periodo in cui Mario già mi sfuggiva ed era in una crisi fortissima.
    Quindi non era più il maestro, come un tempo, che veniva a cercarci e ci stimolava (si riferisce all'incontro negli studi De Laurentiis, dal quale scaturì la collaborazione per I tre volti, n.d.r.).
    Era diventato una persona sfuggente, che si incontrava per caso, e che mi ripeteva:
    "Lasciamo perdere il discorso sul cinema, Alberto, parliamo d'altro".
    L'ultimo colloquio che abbiamo avuto è stato quando io stavo per cominciare a girare il mio primo film, e il suo consiglio è stato:
    "Spero che ti vada bene, però cerca di non essere logico!".

    Intervista a Alberto Bevilacqua, Roma, 13 marzo 2004. A cura di Roberto Pisoni. Pubblicata su Kill Baby Kill! Il cinema di Mario Bava - edizioni Unmondoaparte
  • Discussione Gugly • 9/09/13 12:57
    Portaborse - 4710 interventi
    Si è spento poco fa lo scrittore e regista Alberto Bevilacqua dopo lunga malattia e degenza...ma non finisce qui, perchè la compagna dell'attore, Michela Macaluso (Michela Miti, giusto?) aveva già iniziato una battaglia legale contro i medici della clinica che, a suo dire, tenevano "prigioniero" il degente; alla comunicazione del decesso, i legali hanno già evidenziato nuove anomalie sul ricovero.
    Roba da farci un film, povero Bevilacqua....
  • Discussione Zender • 9/09/13 15:58
    Capo scrivano - 47726 interventi
    Avevo sentito sì. A prescindere dalle vicissitudini legali che poi ormai...
  • Discussione Gugly • 9/09/13 17:17
    Portaborse - 4710 interventi
    Zender ebbe a dire:
    Avevo sentito sì. A prescindere dalle vicissitudini legali che poi ormai...

    Eh, magari...la disputa sulle spoglie del maestro inizia adesso.
  • Discussione Allan • 12/09/13 11:46
    Disoccupato - 1328 interventi
    Bevilacqua aveva sperato a lungo di avere come protagonista Claudia Cardinale, e per il ruolo di Irene Corsini scelse inizialmente proprio la diva italica. (fonte: articolo di Epoca, 1969)

    Il regista riuscì a lavorare con l'attrice solo quindici anni più tardi, ne La donna delle meraviglie.
  • Discussione Zender • 12/09/13 18:35
    Capo scrivano - 47726 interventi
    Però serve la data esatta dell'articolo, Allan.
  • Curiosità Fauno • 2/02/16 20:36
    Contratto a progetto - 2742 interventi
    Dalla collezione cartacea Fauno, il flano del film:

  • Curiosità Lucius • 22/02/23 15:01
    Scrivano - 9063 interventi
    Direttamente dall'Archivio cartaceo Lucius, un altro flano d'epoca del film:

    [img size=350]https://www.davinotti.com/images/fbfiles/images64/califfa.jpg[/img]