Le mura di Sana'a - Corto (1970)

Mentre era in Yemen per un altro film, Pasolini gira in un giorno solo con i resti della pellicola un documentario per far conoscere al mondo la bellezza di Sana’a e lanciare un appello all'Unesco perché questa Venezia del deserto sia salvata dalla distruzione. Avanza, infatti, la modernizzazione che cancella le tracce del passato per imporre un ambiguo progresso: l’antica porta abbattuta per far passare la strada d’asfalto ne è uno straziante esempio. Anche grazie a questo film, Sana’a è poi diventata patrimonio dell’umanità.

Il cortometraggio di Pasolini sulla meraviglia della capitale dello Yemen oggi appare allo stesso tempo datato e interessante. Datato, in quanto alcuni assunti sul “buon selvaggio” e sui mondi incontaminati oggi appaiono superati, interessante perché mostra dal vivo un mondo in una fase di passaggio cruciale, le riflessioni di un grande intellettuale di fronte al cambiamento, alle frizioni, alla dissonanza.

Interessante documentario sulla città yemenita di San'a che Pasolini utilizza pure come atto di denuncia per la la ben più grave situazione italiana (patria e culla dell'arte con la a maiuscola) in cui, anche a causa dell'ipersfruttamento determinato dalla società capitalistica, è diventato molto più difficile (era così nel 1968 ma è così pure ora) salvaguardare e tutelare patrimoni artistici dall'avidità e dalla stringente morsa della speculazione edilizia. Vedasi in merito perle come Le mani sulla città di Rosi.

Fa parte delle produzioni di Pasolini che rappresentano l'impegno civile dell'autore. Le mura di Sana'a sono un appello all'Unesco (che anche grazie a questo grido di allarme dichiarerà il paese patrimonio dell'Umanità) realizzato con il materiale avanzato durante le riprese del Decameron. Agrodolce, ci mostra uno Yemen degli anni Settanta che cerca di ripartire dopo secoli di stallo. La voce fuori campo di Pasolini è calda. Molto interessante la parentesi aperta su Orte con una cliip utilizzata anche in "La forma della città", del 74.