È il primo “poliziesco” (ma qui siamo più dalle parti del noir alla Fernando Di Leo) per Umberto Lenzi, prolifico regista toscano che nella sua carriera ha spaziato tra mille generi. Nonostante il titolo sia destinato (con la città accostata a un aggettivo forte) a fare proseliti, il poliziottesco nostrano devierà presto da queste storie di gangster stile IL PADRINO per abbracciare le vicende dei vari commissari di polizia. Qui invece Lenzi cerca di suggerire che in fondo Milano è quasi una metropoli (“A little Chicago”, come uno dei protagonisti) e che le guerre tra criminali para-mafiosi...Leggi tutto esistono da noi come in America. E allora sotto con due boss che si scontrano per il predominio. Da una parte il siculo Salvatore Cangemi (un bravissimo e irriconoscibile Antonio Sabato), macrò che gestisce un traffico di prostitute fatte arrivare direttamente dalla Sicilia, dall'altra il francese Roger Daverty (Philippe Leroy, un po' in secondo piano) padrone dell'eroina, in costante ascesa. Sarà uno scontro senza esclusione di colpi, con gli immancabili regolamenti di conti, gli agguati, ma meno sparatorie e inseguimenti di quanto ci si aspetterebbe da un regista come Lenzi, da sempre garanzia di ritmo e azione. Soggetto e sceneggiatura sono di Franco Enna (l’accreditata Ombretta Lanza è solo una prestanome), giallista svizzero in diretta concorrenza con l’allora “monopolista” del mercato italiano Giorgio Scerbanenco e si distinguono per una complessità non facilmente riscontrabile, nel genere. Peccato per la sbrigatività con cui sono state girate alcune scene, ma nell'insieme MILANO ROVENTE è un noir azzeccato e ben recitato.
Il primo poliziesco diretto da Lenzi appare più un noir, per attinenze con i contemporanei (e bellissimi) lavori fatti da Di Leo ed ispirati dai romanzi di Scerbanenco. In questo caso la sceneggiatura (di Franco Enna) si sviluppa sullo scontro di due cosche rivali, attive nel milanese: quella capeggiata dal trasfertista siculo Salvatore "Toto" Cangemi (un convincente Antonio Sabato) e basata sullo sfruttamento della prostituzione contro quella diretta dal "francese" Roger Daverty (un perverso -ed omosessuale- Philippe Leroy). Il tema portante è il "tradimento", in tutte le sue declinazioni.
MEMORABILE: Nino Balsamo (Tano Cimarosa) viene giustiziato per avere tradito la fiducia di Cangemi...
Lenzi non delude quasi mai le aspettative. Con la sua regia essenziale e veloce riesce ancora una volta a dirigere un film onesto, credibile e di buona qualità. Vi si narra dello scontro sanguinoso tra gang rivali nella “Little Chigaco”. Il clima è quello noir che si respira in Milano Calibro 9, senza ovviamente arrivare a tanto. Antonio Sabato e Philippe Leroy sono i perfetti capi clan. Interessante e positivo.
Coinvolgente e angosciante. Arrivare in cima alla torre è difficile, rimanerci quasi impossibile, specie se non ci si evolve alle nuove tendenze e si vuole risolvere tutto con la violenza e con la legge del taglione. Fastidiosa la violenza verso le prostitute. Film comunque all'altezza, anche se nessuno degli attori merita una citazione particolare.
Bel noir diretto da Lenzi con un ottimo Sabato e uno stupendo Leroy. Inizia con la lotta tra 2 boss: uno che sfrutta la prostituzione, l'altro che traffica in droga. L'intervento di un mafioso detto Billy il barone porterà la pace tra i due ma... Non ci sono sparatorie e inseguimenti ma tante scene d'azione una più riuscita dell'altra; bellissimo poi il finale. Da segnalare la graziosa e particolare colonna sonora a inizio film.
MEMORABILE: "Francese! L'amico Cangemi anche la luna può chiederti e tu gliela devi portare su un piatto d'argento!" Barone dixit..
Ottimo noir ambientato in una Milano vittima di due boss, uno dedito allo sfruttamento della prostituzione (uno straordinario Antonio Sabato) e l'altro allo spaccio dell'eroina (Philippe Leroy). Un susseguirsi di violenze, agguati e soprattutto tradimenti, ritmo forsennato e regia solida. Eccezionale la caratterizzazione dei vari personaggi. Assolutamente da vedere.
MEMORABILE: La sevizia elettrica ad Antonio Casagrande.
Chi si aspetta il classico poliziesco ha sbagliato film; è piuttosto un noir con protagonisti i gangster all'italiana: Leroy e Sabato. Ricco di caratteristi noti, un nome per tutti: Tano Cimarosa. Il titolo che promette azione delude parecchio; detto questo non può mancare alla visione degli appassionati del genere.
Lo gustai la prima volta senza conoscerne il titolo e difatti lo apprezzai parecchio, soprattutto per la validità della prova di Sabàto. Poi, scoperto il titolo, cominciai a paragonarlo con altri polizieschi de noantri, notandone discrepanze non da poco. In particolare gli assassinii virano il plot più verso il giallo che verso altri lidi e le tematiche affrontate portano all'action noir anziché inseguimenti di Giuliette varie... Piccola parte anche per il mitico Tano Cimarosa.
Onesta opera (**) di Lenzi, che in seguito "milaneserà" assai meglio. Qui l'imitazione da Milano calibro 9 è talora pesante, persino nei panorami sulla città. Sabàto se la cava bene e non solo lui, ma è la trama che ha forzature, semplificazioni e cadute, come con il personaggio di Sperlì, decisamente macchiettistico. Bella la Romanelli. Cast tipicamente milanese in seconde linee (come Sforzini) e terze (come Papetti).
MEMORABILE: Il montaggio "canoro" dell'esecuzione di Cimarosa.
Un noir interessante e molto ben diretto dal Maestro Umberto Lenzi. Parte lentamente e cresce di minuto in minuto fino alla fine. Interpretato da ottimi attori come Antonio Sabàto, Philippe Leroy, la bellissima Carla Romanelli e Tano Cimarosa (qui davvero bravissimo). Grazie poi alle immagini di questo film possiamo riscoprire la Milano degli Anni Settanta. Notevole la trama e stupende le scene d'azione. Assolutamente da non perdere.
Bel noir che racconta di una guerra aperta tra siciliani e francesi (stranamente non marsigliesi) in una cupa Milano primi anni '70. Forse i due contendenti sono disegnati un po' alla rovescia con Sabato che fa il siciliano guascone e sbruffone alla francese e Leroy il francese silenzioso e con molte pause in stile mafioso. Film comunque avvincente e che si fa guardare con interesse sino alla fine.
In attesa di fare molto meglio con Milano odia, Lenzi si aggrega alla carovana del noir italico guidata dal gran cocchiere Fernando Di Leo, rimediando al forsennato accumulo di luoghi comuni sul tema – la lotta senza quartiere tra bande rivali per il controllo di droga e prostituzione, tradimenti e ritorsioni a non finire, ascesa e caduta del “cane sciolto” - con il fascino dell’insonne Milano notturna e scarne notazioni sociali sugli emigrati siculi dediti alla criminalità nel Nord. Al loro posto le (poche) sparatorie, così come gli interpreti in prima linea e i caratteristi.
MEMORABILE: L’agguato nel terracquario ; la feroce aggressione alle prostitute.
Guerra tra cosche rivali a Milano, tra un emigrante divenuto capo del racket della prostituzione e un francese boss dell'eroina. Girato con una cura formale non comune in questi film, Milano rovente ha ben poco di originale da dire, scopiazzato com'è da Milano Calibro 9 di Di Leo e recitato dai soliti attori modesti come Sabàto. Innumerevoli le ingenuità, a partire dal reclutamento di un boss americano nascostosi in Sicilia, che si convince a rientrare in gioco in due minuti (ovviamente contrappuntati dallo scacciapensieri).
Notevole. Non arriva alla perfezione di Milano odia per via di certi sfilacciamenti nella sceneggiatura, ma mette in campo diversi elementi che lasciano il segno: eslpodono scene quasi da horror (la spedizione punitiva alle prostitute, la tortura con l'elettroshock ai testicoli) in una vicenda che coniuga mafia-movie (il suono dello schiacciapensieri è una delle cadute di tono maggiori) e atmosfere metropolitane a là Scerbanenco. Ottimo Sabato impulsivo e mammone, scopertamente disegnato come uno dei fratelli di Rocco, gran classe Leroy.
MEMORABILE: Leroy scoperto a letto con un travestito: bellissimo quando esplode in sua difesa.
È un Lenzi ancora acerbo, alla ricerca di quella perfezione e di quell'affinamento che troverà solo pochi anni dopo con alcune sue perle del genere. Lodevole è tuttavia questo incrocio tra poliziesco e noir metropolitano, lo stesso dicasi per la prova di Sabato (anche se fare il cattivo gli riesce meno facile). La sceneggiatura è quella che è, non poco si avverte la presenza ingombrante della trilogia del milieu, ma lo stile di Lenzi riesce a discostarsi quel tanto che basta per salvare il film.
A ruota dell'irraggiunto hard-boiled meneghino di Di Leo, Lenzi cava via dall'officina un para-noir gangsteristico d'indubbio vigore incisivo, illustrando una Milano/terra di nessuno, popolata di beceri papponi siciliani, viziosi mafiosetti corsi, malavitosi italo-americani grifagni e conquistatori, battone e spacciatori ad ogni angolo. Lo score di Rustichelli riporta alle sonorità del thriller/gotico baviano anni '60, profondendo un'aura romantica che fa da contraltare alle primaticce esercitazioni di sadismo di un Lenzi già lanciato sulla tangenziale della virulenza più cinica.
MEMORABILE: La divertita gagliardia di Sabato; il cotè di grugni torvi e sfregiati dei tanti comprimari.
Il primo poliziesco di Lenzi mette in scena una storia classica di gangster, che rimanda a certi noir contemporanei di Di Leo. Trattasi di un tipico scontro tra due clan, quello siciliano (guidato dal bravo Sabàto) e quello francese (con l'algido Leroy); storie simili si sono viste tante volte, ma tutto sommato Lenzi riesce ad offrire una certa professionalità e una buona cura nei dialoghi. Lo stile movimentato e nervoso che ha reso note le opere future del regista qui non si scorge, ma al di là di una certa staticità è comunque un buon lavoro.
Una bella e convincente prova di Sabàto e la casella della tipica "femmina" da classico noir che rimane sostanzialmente vacante (e non mi pare insolito nel noir italico) e che sembra però sghembamente, caliginosamente, indecifrabilmente ed anche malsanamente appena lambita, in qualche strano e perverso modo, dalla tesa ambiguità del personaggio di Leroy. Tutto il pathos ferino che solitamente correda, nella tragedia mafiosa, la vicenda delle ascese degli uni a scapito delle discese degli altri, è reso in modo avvincente, spigliato e mai banale.
Vespri milanesi! Il francese Leroy e il siciliano Sabàto, re bianco e re nero, su una grigia scacchiera spruzzata di rosso, sangue di tante pedine. Ma la mosse degli scacchi non valgono sull'infido tavolo verde, e tra due re, potrebbe vincere... un Barone! Due antagonisti radicalmente polarizzati, vecchia e nuova criminalità, mercato della prostituzione e traffico di droga, tradizionale codice d'onore e logica del plusvalore, machismo e ambiguità sessuale. Elettrizzante gioco al rilancio, cupa tragedia criminale magnificamente allestita.
MEMORABILE: "Il futuro è nella droga: oggigiorno la prende anche il prete prima di dire messa!" "Linuzzo, a Milano insieme arrivammo, e insieme... ce ne andiamo!"
Discreto esordio nel poliziottesco per Lenzi: storia non certo nuova ma ritmo e momenti
riusciti non mancano, così come qualche caduta ed ingenuità. Nell'insieme si lascia seguire piacevolmente, riuscendo ad intrattenere e divertire. Riuscirà particolarmente
gradito agli amanti dei caratteristi del cinema italiano di cui la pellicola è zeppa.
Sabato se la cava molto meglio del solito.
MEMORABILE: La tortura a Linuzzo. La scoperta sui gusti sessuali di Leroy.
Un noir per Lenzi che dipinge una Milano plumbea sullo sfondo di un'acerrima lotta tra due clan rivali. Più parlato che action, si avvale di un manipolo di caratteristi guidati da Sabato e dal veterano Leroy. Nel complesso dignitoso, ma i sussulti polizieschi del regista devono ancora svilupparsi.
Noir fosco e sporco di Umbertone, debitore molto a Di Leo, in qualcosina perfino a Coppola e allo Scarface di Hawks (di cui in qualche modo si "traslittera" in senso pessimistico il finale: l'esecuzione seguita dalle luci della "Little Chicago"). Che Lenzi sia ancora provetto del genere lo testimonia il ritmo una volta tanto latente e le troppe deviazioni dalla traccia originale. Così mentre Sabato mostra spalle forti nel sostenere il suo personaggio, gli antagonisti Leroy e (soprattutto) Sperli son ben "scritti" quanto mal tratteggiati. Carina Romanelli.
MEMORABILE: Le musiche di Rustichelli; La tortura ai danni di Casagrande; Tano Cimarosa al bowling.
Un buon noir diretto benissimo dal grande Lenzi, immerso in un oscura Milano anni 70. Il film inizialmente non entusiasma, ma poi il ritmo e l'azione crescono, ergo la visione diventa molto avvincente e si arriva bene fino alla fine. All'interno della pellicola inoltre si respira un'aria di nichilismo, di ambiguità di alcuni personaggi (Leroy), ma anche di violenza diffusa. Ottimi gli interpreti: Antonio Sabato, Philippe Leroy, Tano Cimarosa, le bellissime Carla Romanelli e Marisa Mell. Bella la OST del maestro Rustichelli. Da vedere.
MEMORABILE: L'efferato e sadico elettroshock fatto al povero Antonio Casagrande.
Riconosciuto dai più come il primo poliziottesco di Lenzi, questo bel film in realtà si può collocare tranquillamente all'interno del genere noir italiano tipico degli anni settanta. La trama per almeno metà pellicola non regala praticamente nessun attimo di bel cinema, salvo riscattarsi nella seconda parte e nel bellissimo finale. Un Lenzi alle prime armi nel genere mostra già alcune delle caratteristiche che renderanno grandi i suoi successivi poliziotteschi, soprattutto per quanto riguarda le scene d'azione e violenza.
MEMORABILE: Le scariche elettriche sui genitali di Lino.
Noir notevole, assolutamente da vedere. Milano si osserva in "monocromatico", un inquietante grigio scuro simile all'anima di alcuni suoi abitanti (dovuto anche allo smog e alla cementificazione selvaggia, naturalmente). Una storia non originale ma davvero ben sviluppata, con una sceneggiatura lineare e un ritmo serrato al punto giusto (visto il genere). Attori quasi tutti al top, ma Leroy l'ho visto meglio altrove, per la verità. Lenzi non fa mancare la violenza all'italiana e un paio di scene sono davvero a un passo dal definirsi disturbanti.
MEMORABILE: "Guardate... (Milano) è una piccola Chicago.. "; "Prendi la tua creatura e tornatene in Sicilia, lontano da questa merda".
Si tratta del primo poliziesco diretto da Lenzi, che sicuramente farà di meglio in altri. Il modello a cui si fa riferimento è sicuramente il Di Leo di Milano calibro 9 su cui Lenzi plasma il suo protagonista e il suo rivale. Lenzi dimostra di saper dirigere gli attori, tra cui spiccano un bravo Sabato e un ambiguo Leroy. Notevoli la scena dell'elettroschock e il montaggio alternato della festa con Cimarosa. Peccato che il film oltre a queste parentesi interessanti alterni momenti di stanca che lo rendono non completamente riuscito.
Non tutti i personaggi sono perfettamente riusciti (il mafioso Billy Barone ad esempio), ma nel complesso il primo noir metropolitano di Lenzi procede con risolutezza e senza sconti allo spettatore proiettato direttamente nel mondo della prostituzione milanese dei primi anni 70. Il protagonista Cangemi rappresenta il tipico self-made man siciliano costretto a barcamenarsi tra gangster francesi "finocchi" (ipse dixit) ma molto astuti e poliziotti più o meno attivi e operanti. Da confrontare con il coevo Storie di vita e malavita di Lizzani.
La Sicilia trapiantata in Lombardia dal vademecum secondo Lenzi: caratteristi perennemente soprastanti o sottostanti le righe, script cavilloso che manco certe partite a shanghai, cine-lessicalità rustica che quasi si sporge dal balcone del trash, scoppi di violenza sconfinanti nell’umoristico riflesso condizionato, fiamma ritmica appiccata proprio quando il film è a due minuti dagli end credits e lo spettatore ben oltre il dormiveglia. In definitiva è nel genere un non raro esempio di farfalla che retrocede a bozzolo.
Non un vero poliziesco come il titolo suggerirebbe ma un gangster movie a tutto tondo. Prodotto minore di Lenzi anche se la regia è tecnicamente valida e il soggetto azzeccato, mentre le musiche sono copiate pari pari da Sei donne per l'assassino (evidentemente Rustichelli aveva finito le idee). Alto il livello di violenza e discreto il cast con il bravo Sabàto nei panni del siculo e la tabagista Mell, ormai sfiorita, che si ferma a prendere le sigarette praticamente in ogni scena.
Sorta di Scarface in terra milanese. Il film scorre piacevole, alcune svolte giungono inaspettate e il gioco a tre fra i protagonisti principali (coi rapporti di forza che cambiano lentamente) funziona bene. Certo, è poco approfondita la loro psicologia di stranieri in terra straniera: Lenzi non è Hawks e (forse) nemmeno De Palma, ma la forza del mestiere gli va riconosciuta. Molto bravo Sperli e notevole l'esecuzione al ritmo di "Vitti 'na crozza". Fatale la Mell, ça va sans dire.
Lenzi si affaccia al poliziesco sconfinando nel gangster/noir evitando lunghi minuti di tediosi inseguimenti e futili sparatorie fini a se stesse. C’è l’intreccio tra chi mira a spartirsi il potere derivante dal controllo del mercato della droga e del giro della prostituzione e le dinamiche sono quelle che ci si potrebbe aspettare; doppio gioco, continui ribaltamenti di scena, tradimenti e qualche stereotipo di troppo nel descrivere il siciliano criminale. La polizia, come capiterà nel genere, assume un ruolo poco incisivo.
MEMORABILE: La tortura inflitta a Caruso/Casagrande.
Un ruffiano "industriale" a Milano deve fare i conti con un boss della droga e tenere in considerazione questo nuovo mercato milionario. Un film molto lenziano, per l'impregnatura gialla, il cast internazionale, i continui (troppi) cambi di scena che rimbalzano vendette tra le due gang rivali, sottraendo credibilità al racconto. Al solito, la sicilianità è riproposta in maniera più che caricaturale.
Modesto gangster movie del bravo Lenzi girato con pochi denari per un cinema da seconda visione di perieria. Bravi Leroy (che è sempre una garanzia), la Romanelli, Sabato e Cimarosa, mentre Sperli è poco credibile e la Mell decorativa. Ma quello che veramente manca a questo film sono uno script degno di questo nome e una maggiore caratterizzazione dei personaggi di contorno. Poche e banali anche le scene d'azione, sotto lo standard di Lenzi che farà molto meglio in futuro. Tranquillamente evitabile.
MEMORABILE: Le "presentazioni" fra Sabato e la Mell.
Il significato del titolo viene spiegato senza mezzi termini in una delle scene più cruente del genere: un "picciotto" viene torturato con scosse elettriche sul pube. Prima e dopo questa scena, la solita contrapposizione tra bande rivali (Leroy, il francese contro Sabato, il siciliano) sullo sfondo di una Milano (poco presente a dire il vero) che vuole essere pretenziosamente paragonata a Chicago. Insomma, storia un po' fiacca e con finale frettoloso, riscattata comunque nei ritmi dal regista e con musiche gradevoli. Bravini anche i protagonisti.
Lenzi si conferma regista di buon mestiere anche in questa prima incursione poliziottesca. L'influenza di Di Leo e di Milano Calibro 9 è evidente fin dalle prime battute: ci si ritrova lo stesso clima meneghino pesante, fatto di nebbia e di vita notturna "sotterranea", e protagonisti già ben noti, come Leroy. Sabato gigioneggia alla grande (occorre dire che beneficia assai del doppiaggio di Pino Colizzi) e la Mell buca lo schermo come sempre. Adeguate anche le musiche di Rustichelli.
Sabàto litiga con Leroy. Arriva Sperlì e... ci siamo capiti. Un Lenzi ancora "acerbo" dirige questo filmetto in una Milano più cupa che mai e tutto sommato ne viene fuori un prodotto abbastanza guardabile. Cast in forma, buoni anche i comprimari (che faranno un cameo anche nel successivo Milano odia, sempre di Lenzi). Tra qualche momento morto di troppo, una scena "elettrizzante" e un'esecuzione sulle note di "Vitti na crozza" si arriva al finale con le palpebre pesanti. Colonna sonora tra le più tristi mai sentite, ma assolutamente azzeccata.
MEMORABILE: "Linuzzo, arrivammo a Milano insieme e insieme dobbiamo partire, perché l'hai fatto?".
Il film di Umberto Lenzi trasporta lo spettatore nei loschi affari di mafia a Milano, tra guerre di droga e prostituzione in un ambiente malsano. Il personaggio così carismatico interpretato da un ispiratissimo Antonio Sabato è il perno centrante della vicenda, tuttavia ben sorretto da un vasto assortimento di volti e caratteristi del cinema Anni '70 (a partire dal francese Philippe Leroy). Un'opera degna di nota per cura nella fotografia e ritmo narrativo conferito da una robusta regia, anche attenta a solleticare certe bramosie (violenza, sesso...) figlie di quegli anni.
Alla sua prima incursione nel poliziesco Lenzi resta ancorato ai modelli del cinema noir (in particolare a Di Leo), privilegiando all'azione la costruzione dell'intreccio, le psicologie dei personaggi e l'amarezza di fondo. Realistico e misurato, benché non privo di punte di violenza, ben interpretato dai due antagonisti Sabato/Leroy e anche da Casagrande e dalla Romanelli, mentre convincono meno alcune caratterizzazioni secondarie (Sperlì è un mafioso da operetta, la Mell una femme fatale piuttosto defilata, Fantasia un commissario poco incisivo). Démodé le musiche di Rustichelli.
MEMORABILE: La spedizione punitiva contro le prostitute; La tortura elettrica.
Si sarebbe potuto intitolare "La polizia sta a guardare" tanto poco questa incide nello svolgimento della trama incentrata sullo scontro tra due bande rivali: la prima capitanata da un siciliano sfrutta la prostituzione, l'altra agli ordini di un francese punta sullo spaccio della droga. Alla sua prima esperienza nel genere, Lenzi dirige un film dalla fattura piuttosto raffazzonata ma non priva di quella rozza efficacia che verrà confermata nelle opere successive. Nel cast Leroy e Casagrande risultano più efficaci del caricaturale Sabato, solo decorative le presenze femminili.
Sottovalutatissimo gangster/noir di Lenzi, estremamente profetico nel descrivere la Milano del periodo di transizione tra la vecchia mala (qui assente) e quella violenta degli anni di Turatello e dei legami con Cosa Nostra. Grazie alle sue dosi di violenza quasi estrema per l'epoca e a molti elementi "politicamente scorretti" (i particolari gusti del personaggio intepretato da Leroy) il piatto è ricco e saporito, pur non arrivando ai livelli di Di Leo; inoltre c'è poca azione, a differenza dei futuri poliziotteschi del grande regista toscano: ad ogni modo, un film da rivalutare.
Incursione di Lenzi nel noir alla Di Leo, preludio ai polizieschi del regista toscano, anche se qui le forze dell’ordine si vedono poco, quasi spettatrici della lotta tra due gang d’importazione in una Milano vista come una “piccola Chicago”: una sicula, rappresentata in modo fastidiosamente caricaturale (guidata dal dignitoso duo Sabàto-Sperlì) e una francese, di cui si enfatizza la freddezza (in particolare attraverso la caratterizzazione di Leroy). Le cadute nel macchiettismo che punteggiano il film sono riscattate da un buon ritmo e dall’originalità delle sequenze più crude.
MEMORABILE: “Il Verziere Siculo Srl”; Nino Balsamo giustiziato sulle note di “Vitti ‘na crozza”; L’elettroshock ai testicoli; Il pestaggio del travestito.
Primo poliziottesco per Umberto Lenzi, che già dimostra di saper scrivere le regole del genere. L'idea della falsa retata di prostitute, ad esempio, è significativa del fatto che Lenzi spingerà le convenzioni del poliziottesco che stava nascendo oltre ogni limite. Tensione, colpi di scena e soprattutto un gran ritmo: davvero un ottimo esordio nel genere, per uno dei nostri migliori registi d'azione.
Appena ravvivato dall'aplomb di Leroy, elegante anche quando ordina uccisioni e torture, il film fila via tra scorci di Milano più alla Scerbanenco che "Little Chicago" e interni purissimo 70 style in cui si muove un sufficiente ma non carismatico Sabato; meglio il Linuzzo di Casagrande; la sceneggiatura che procede per accumulo di rappresaglie tra i due contendenti sino a diventare ripetitiva, si salva per l'indubbio mestiere colonna sonora che contribuisce al ritmo della pellicola; insomma, rozzo ma con un suo perché.
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HomevideoGeppo • 30/03/14 12:02 Call center Davinotti - 4285 interventi
Attenzione al DVD appena uscito per la Raro Video. È difettoso! Un mio amico l'ha acquistato. Dice che mancano 7 minuti di film, al minuto 88 si interrompe e va a nero. Manca totalmente il finale!
Prima di acquistarlo conviene aspettare e capire come la Raro Video ha intenzione di risolvere questo problema.
HomevideoXtron • 27/08/14 21:28 Servizio caffè - 2149 interventi
Preso il dvd su Amazon e fortunatamente si tratta della versione corretta.
AUDIO italiano e inglese
FORMATO VIDEO 2.35:1 anamorfico
DURATA 1h36m11s
EXTRA Introduzione di Mike Malloy (in inglese con sottotitoli in italiano)
B. Legnani ebbe a dire: Su IMDb si legge che la Mancini ha il ruolo di Gabriella. Mi pare strano. Qualcuno può mettere immagine di questa Gabriella?
pur avendolo visto ieri notte (versione del dvd federal) non mi sembra di ricordare alcuna gabriella. a dirla tutta, per come e quanto è scollacciato il film non mi sembra di ricordare quasi niente. non mi è riuscito di riconoscere neanche la carla romanelli di copkilleriana memoria (qualcuno mi svela l'arcano?)
la mancini risulta comunque accreditata come c.s.c. nei titoli di coda tra gli altri interpreti secondari. ormai quando vedo quel nome penso a te.
Schramm ebbe a dire: B. Legnani ebbe a dire: Su IMDb si legge che la Mancini ha il ruolo di Gabriella. Mi pare strano. Qualcuno può mettere immagine di questa Gabriella?
pur avendolo visto ieri notte (versione del dvd federal) non mi sembra di ricordare alcuna gabriella. a dirla tutta, per come e quanto è scollacciato il film non mi sembra di ricordare quasi niente. non mi è riuscito di riconoscere neanche la carla romanelli di copkilleriana memoria (qualcuno mi svela l'arcano?)
la mancini risulta comunque accreditata come c.s.c. nei titoli di coda tra gli altri interpreti secondari. ormai quando vedo quel nome penso a te.
Io lavoro e penso a te,
torno a casa e penso a te,
guardo film e penso a te...
Stanno trasmettendo ora questo film su Cielo.
Qualità ottima anche nello streaming internet.
Va però detto che la copia è pesantemente censurata
ed è strano perchè la copia che ho visto io su Abchannel(2010) e Teleroma(2005) era integra.
Le scene censurate sono
SPOILER!
La morte di Takis in ospedale.
La tortura a Linuzzo
Il travestito che viene picchiato per costringere il francese a cedere.
CuriositàZender • 29/07/18 18:16 Capo scrivano - 47782 interventi
Dalla collezione "Sorprese d'epoca Zender" il flano del film: