Note: Il film venne diretto solamente da Giorgio Cavedon, come confermato dallo stesso Lou Castel. È quindi errata la co-regia attribuita da alcune fonti a Mario Caiano.
Questa terza e ultima fatica cinematografica del fumettista Giorgio Cavedon è un incredibile pasticcio. Glissando sul confusissimo plot (c'è qualcosa di torbido nel passato della protagonista, peccato che non si capisca cosa) e sugli imbarazzanti parapsicologismi so può passare direttamente all’unica ragione che giustifica la visione del film: un Lou Castel impegnato in una prova d'attore che lascia davvero stupefatti (in negativo).
MEMORABILE: Renato (Lou Castel) che balla in discoteca con un'espressione mai vista sul volto di un essere umano.
Uno schizzato con tendenze suicide (Renato/Lou Castel); un pittore che forse sopravvive alla morte e pratica (come un'ombra, appunto) la casa che ha lasciato in eredità alla nipote (Monica Guerritore). Trait d'union: una torbida relazione tra l'uomo (depresso) e la donna (visionaria). Con un cast del genere c'era da aspettarsi qualcosa di molto migliore, vanificato da un plot allucinato e da una regia deludente (a dispetto della decorosa messa in scena). Si favoleggia sulle presenze (e durata) nelle sale, avanzando cifre tipo: 565 spettatori e una sola settimana di programmazione.
La vera ombra è il film stesso: un fantasma su celluloide popolato da ectoplasmi immersi in uno psedudo-mistero implacabilmente inghiottito dal ridicolo involontario e dai macroscopici buchi di sceneggiatura. Il vero mistero è che qualcuno lo abbia prodotto (dimenticandosi poi saggiamente di distribuirlo). Lou e le belle della compagnia avevano probabilmente qualche rosso in banca da saldare con urgenza. Quanto a Cavedon sarà stato un buon fumettista ma la regia lascia alquanto a desiderare.
MEMORABILE: Il capezzale della Guerritore in una moderna versione di Mimì (quella della "Bohème").
Mediocrità assoluta per un film che si spaccia per "ricercato". Noioso e un po' lunghetto, conciene guardarlo a spezzoni visto che tutto assieme non è facile da reggere. Magari le buone intenzioni c'erano, ma il risultato non è proprio dei migliori. Non è pessimo, ma è comunque piuttosto lontano dalla sufficienza, nel suo complesso. Due pallini con manica larga…
Questo film è stato per me una maledizione. Visto una prima volta, ho interrotto la visione dopo un'ora alzando bandiera bianca, al secondo tentativo mi sono rimboccato le maniche e l'ho portato a termine dall'inizio. La mia opinione non è affatto cambiata, anzi. La trama che dovrebbe trasmettere suspense e tensione in realtà è talmente pasticciata da risultare difficilmente guardabile con attenzione. Si vorrebbe sorprendere con i ricercati monologhi di Costel o con le vicissitudini della Guerritore, ma nisba.
MEMORABILE: Castel che si aggira sperso davanti a "I bagni misteriosi" di De Chirico.
Crepuscolare, drammatico (non è né un horror né un thriller) film ambientato in una Milano che purtroppo appartiene al passato. Castel (qui inespressivo) pittore mediocre e scapigliato inizia una relazione con una sfortunata ragazza ottima pittrice che arriva da fuori città. La storia è interessante e inizia con un flashback commentato dallo stesso Castel che narra le vicende dei due giovani tra soffitte bohemien, un po' di fantasmi del passato e un destino crudele. Tragico il finale.
MEMORABILE: Castel in discoteca che balla in modo ridicolissimo.
Ennesimo dramma sull'ispirazione artistica che va e viene, sostenuto da una confezione di tutto rispetto, con inquadrature eleganti, una bella fotografia e una curiosa ambientazione tra Milano e dintorni. Il ritmo è però estenuante e non aiutano né un Castel piuttosto fuori parte né la pomposissima voce narrante. Curioso però il cast di contorno e brava e spontanea la Guerritore. Musiche minimali, con qualche bel tocco elettronico. Noioso senza dubbio, ma curioso e non privo di un certo fascino, a patto di non lasciarsi ingannare dalle suggestioni horror di titolo e locandine.
Se da una parte abbiamo una messa in scena degna di nota con una bella fotografia e ottime atmosfere, dall'altra abbiamo un ritmo che non decolla mai e soprattutto una storia che vorrebbe essere particolare e carica di simboli e finisce invece per essere piuttosto pasticciata. Non è semplice capire tutto il plot, anche perché il ritmo non aiuta, inoltre vi sono alcune scelte di sceneggiatura piuttosto discutibili. Lou Castel non convince, meglio la visionaria Monica Guerritore. Suggestive le ambientazioni, ma a marcare visita è proprio l'aspetto dell'intrattenimento.
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CuriositàPanza • 17/12/19 13:30 Contratto a progetto - 5198 interventi
Il film venne diretto solamente da Giorgio Cavedon, come confermato dallo stesso Lou Castel. È quindi errata la co-regia attribuita da alcune fonti a Mario Caiano.
(Roberto Curti, Italian Gothic Horror Films, 1980-1989, pagina 41)