I pregi del film sono sicuramente Lucy Liu sempre più bona ed un paio di sequenze ottime ma rubate da altre pellicole, mentre per il resto risulta scontato e poco avvincente anche se qualche scena action c'è (ma è veramente poca cosa). Saltano subito all'occhio le somiglianze, soprattutto con Miriam si sveglia a mezzanotte ma anche con altri film più recenti tipo Hostel e compagnia bella; insomma un bel minestrone. Secondo me si può evitare tranquillamente. Inoltre è tremendamente CUT.
MEMORABILE: Le vittime messe a sgocciolare a testa in giù.
Ma quante volte Gutierrez cita l'inquadratura (dal basso verso l'alto) di Kill Bill in cui la sposa, moribonda, guarda i suoi carnefici (tra cui Lucy Liu)? Ne ho contate almeno 6 e dire che mi sono distratto spesso, perché 'sta roba è già vista un milione di volte e la milionesima ed una non aggiunge nulla. Il regista (debuttante semipromettente con Judas Kiss, ma poi sceneggiatore di chef d'oeuvre quali Snakes on a Plane ed il remake di The Eye) è decisamente un bluff.
Terrificante esempio di cinema senza anima e, cosa ancora più grave - trattandosi di un horror - senza "corpo". Non bastano alcuni effetti speciali ed una regia agitata se prestati al soldo di una sceneggiatura incredibile ed abusata ad nauseam. La solita storiella dei vampiri buoni contro quelli cattivi, debitrice (al limite del plagio) al già mediocre Underworld. Lucy Liu è bella, brava, agile e scattante, ma nulla può, il suo lavoro, fare per rendere accettabile un film che proprio non riesce a generare un minimo d'interesse. Produce la prestigiosa (e pericolosa) Ghots House di Sam Raimi.
Quando si cerca di far andare a mille un film ma non si hanno le capacità (e le basi nello script) per gestire una singola scena. Si fa leva su uno stile vagamente raffinato e sull'appeal della Liu ma questa alla fine è sovraesposta mentre gli altri personaggi sono limitati e tutto quello che avviene è talmente scontato e "pacchiano" che, svanite le morbosità sulla Liu e sulla Gugino, si brama la parola fine.
Per sprecare novanta minuti della propria vita esistono tantissimi modi; il peggiore è senz’altro quello di assistere ad un film senza capo né coda, confezionato ad uso e consumo del grande pubblico dei blockbuster pago della commercialità e di qualche facile effetto truculento. La Liu si impegna fin troppo, mentre la Gugino (in versione bionda) compare solo per pochi minuti, innervosendo lo spettatore allettato dal suo nome ben in evidenza nel cast. Meglio lasciar perdere e rivedersi qualche classico del gotico.
MEMORABILE: La Liu nel loculo della morgue: scena che cita Tarantino e, tramite questi, Fulci.
La sopravvalutata Liu è la presunta star di un film che ricicla a casaccio situazioni e sequenze viste alla sazietà (in altre pellicole più fortunate). La logica, come sempre, è la vittima designata dell'intera operazione, confusa e pretestuosa. Avvertenze per il potenziale spettatore: la qualità media rimane ben al di sotto di una brutta puntata di Streghe. Di horror non c'è traccia alcuna.
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