Once we were strangers - Film (1997)

Ci sono già Vincenzo Amato, l'America e le difficoltà di comunicazione tra individui, nell'opera prima di Emanuele Crialese girata negli Usa dove era giunto per un corso di cinema della durata di 3 mesi, divenuti, grazie ad una borsa di studio, 3 anni. Trattasi di film indipendente (pare che il budget Crialese l'abbia messo su con le mance dei clienti del ristorante dove serviva ai tavoli) ed è pertanto inutile cercarvi tracce dell'incredibile cura formale delle due opere successive (Respiro e Nuovomondo). Soldi pochi, ma ispirazione tanta.

Ci sono già, seppure allo stato iniziale, i prodromi tematici del Crialese che verrà. Ma se è normale che il film sia lontano anni luce dai lavori successivi per ciò che riguarda lo stile (e ciò ci può stare, poichè si tratta di un esordio), va giudicata con più severità una certa pochezza narrativa che spinge il regista a ripiegare su carinerie assortite e su strade piuttosto banali e risapute. Il finale (solo per metà lieto e quindi parzialmente beffardo?) non migliora le cose. Quel che si dice un esordio non molto riuscito.

La visione del cinema che ha Crialese in questo suo debutto (visione che manterrà anche nei lavori successivi, anche se potranno sembrare più legati alla realtà) è quella della favola, ed è quella giusta, il cinema è il favoliere per eccellenza. Lo stile è abbozzato, ci sono diversi pescaggi presi qua e là ma, conoscendo i lavori che verranno, si può dire che già si intravede la sua impronta; del resto lui li pensa, lui li scrive e lui li realizza, facendo muovere i personaggi secondo logiche solo sue, con conclusioni sfumate, sempre aperte.