Nell'anno di grazia 1984 Morra ha molto chiaro di essere nell'ultima fila della retroguardia di un genere ormai al lumicino, ma si ostina comunque a far emettere un do di petto al cigno canterino, rendendo il meno casuale possibile l'assonanza tra cinema e cinismo; il gioco è di miccia corta ma bagnata, gli orrori sono risaputi: riciclati dalle facce della morte 1 e 2 quelli autentici, dichiaratemente ricostruiti in studio tutti gli altri, ma il pedale sulla cattiveria, sull'insistenza e sullo squallore è calcato al massimo, con un puntiglio inedito per il filone, che non avrà lasciato imperturbati gli spettatori di allora.
MEMORABILE: Lo sterminio a bastonate dei cuccioli di foca, con la madre che piange disperatissima. Per cuori rocciosi. Scena scult: la setta dello sputo.
Questo tardo film di Mario Morra offre in fondo il solito menu di tanti altri prodotti analoghi; una sequela di efferatezze più o meno crude (spesso finte) ed intermezzi leggeri iche hanno finito per infastidirmi più del massacro dei cuccioli di foca presi a sprangate sul muso. Inoltre, anche quando quello che si vede (vero o meno) potrebbe impressionare, provvede l'audio più irreale mai sentito in vita mia a far arrivare il latte alle ginocchia in tempo zero. Pino Locchi (e Nando Gazzolo) commentano il tutto. Bah.
MEMORABILE: Tra le mille perle del commento: "Sembra un'autocisterna in mezzo al mare... e infatti lo è".
Il filone dei Mondo-movie, a metà anni Ottanta, è ormai realizzato con abili trucchi artigianali, in grado di spacciare finzione per realtà. Mario Morra, questa volta in solitario lavoro, riprende lo stile tipico de Le facce della morte, avendo la bella idea d'inserire sequenze suggerite da Ultime grida dalla savana. Ancora, però, nella serie di pseudo-documentari parrebbe essere presente, come un filo perverso e interlacciato a tutti i titoli, una vena di puro razzismo, qua sostenuto dall'inseguimento dei bianchi culminante con gli indios trucidati e scalpati. Ben "orchestrato" musicalmente.
Le micidiali legnate sul capo dei cuccioli di foca (di lì a pochi giorni saranno calde pellicce per signora), le catene ai sudici piedi di una bambina segregata per anni in cantina e l'ennesimo clitoride di bimba africana tagliato nello squallore di una capanna, ormai non colpiscono più: il commiato al "mondo-movie" di Morra, tra verità e simulazione, si trascina stancamente sul versante del "già visto" e non aggiunge nulla di nuovo a un genere decisamente in fase di declino.
Fuori tempo massimo Morra dirige questo mondo movie che regge bene nei primi venti minuti, per andare poi inesorabilmente a naufragare nell'inverosimile e nella noia più totale. Tranne le immagini di un'infibulazione, le violenze peggiori vengono perpetrate ai danni dei soliti animali (le bastonate alle foche e la strage degli elefanti toccano vette di insostenibilità visiva inaudite). Tante, troppe, le scene aggiunte a caso per far minutaggio, comprese molte inutili immagini di repertorio.
MEMORABILE: Gli sputi in faccia della setta; Gli indios che fingono di essere trucidati da un cecchino che si diverte a fare "caccia grossa".
Ultimi rantoli del genere mondo, in un film francamente dimenticabile che presenta la solita sequenza di efferatezze, di scene ricostruite ed "aneddoti" ai limiti della verosimiglianza. In alcune occasioni picchia duro, quasi sempre nelle scene a scapito degli animali, ma chi ha visto almeno qualche pellicola di questo tipo, non si sorprenderà più di tanto. E di sicuro non troverà particolari motivi di interesse nel visionare un film che è come tanti altri del suo genere. Solo per completisti e veri "appassionati".
MEMORABILE: Le bastonate sulle foche; La caccia agli elefanti; La "caccia" agli indios; La setta dagli sputi in faccia.
L'abile montatore Morra, mente e braccio dietro a tanti dei più conosciuti mondo-movies dell'epoca, assembla un tardo esemplare del filone che ricicla tante sequenze da altri film e aggiunge dichiaratamente alcune ricostruzioni per le parti "di alleggerimento", vere sciocchezze oltretutto doppiate spesso in modo esilarante. Le sequenze di morte reali sono però abbastanza pesanti, specialmente quelle sugli animali; il commento - letto da Pino Locchi - è cinico come di consueto ma meno ridanciano di altri epigoni. Cinema per le platee morbose di un tempo, tuttavia rozzamente efficace.
Il film va visto come un incendio di proporzioni bibliche e quindi indomabile, non come la solita carrellata tipica di altri mondos. In effetti non c'è scampo: l'uomo compie le violenze più atroci contro se stesso, l'ambiente, gli animali, sia come artefice che, ancor peggio, come euforico spettatore. Chi vuole estraniarsi da uno scempio simile deve fare l'eremita o distillare bevande alcoliche che diano una labile ed effimera allegria. La morte non basta, bisogna torturare e accanirsi all'inverosimile, perfino per creare cibi o capi di bestiario raffinati. Roba da Inferno dantesco!
MEMORABILE: L'allevamento di salmoni; Le "donne" più belle del mondo; La segregata; La punizione a chi ruba nei paesi musulmani; I ricambi d'auto; La "gelatiera".
Mario Morra HA DIRETTO ANCHE...
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In un numero di Variety del maggio 1980 venne annunciata , con tanto di flano (così la frase di lancio: “la violenta e drammatica realtà del mondo odierno catturata dai leader del documentario italiano”) , la postproduzione in corso di un nuovo mondo firmato da Climati e Morra: Nel segno del male. L'anno della reclamizzazione stride con i tempi delle uscite successive del duo. Considerato il titolo e il tema (monocentrico rispetto al dualismo e ai toni di Dolce e selvaggio), dovrebbe trattarsi de Dimensione violenza, che a parità di annuncio avrebbe dovuto recare la firma e l'operatività anche di Climati, che ha poi gettato la spugna per motivi aperti a ogni deriva. Ipotesi e speculazioni si sprecano: potrebbe trattarsi anche del titolo di lavorazione di Dolce e selvaggio, come anche di un film completamente differente poi mai realizzato - o iniziato ma mai portato a termine.
Vorrei domandare a Legnani se nel libro passeggeremo ancora tra le rovine del tempio fa capolino questo titolo, e se Prosperi ha mai chiarito come mai Climati non ha co-firmato anche dimensione violenza.
Schramm ebbe a dire: In un numero di Variety del maggio 1980 venne annunciata , con tanto di flano (così la frase di lancio: “la violenta e drammatica realtà del mondo odierno catturata dai leader del documentario italiano”) , la postproduzione in corso di un nuovo mondo firmato da Climati e Morra: Nel segno del male. L'anno della reclamizzazione stride con i tempi delle uscite successive del duo. Considerato il titolo e il tema (monocentrico rispetto al dualismo e ai toni di Dolce e selvaggio), dovrebbe trattarsi de Dimensione violenza, che a parità di annuncio avrebbe dovuto recare la firma e l'operatività anche di Climati, che ha poi gettato la spugna per motivi aperti a ogni deriva. Ipotesi e speculazioni si sprecano: potrebbe trattarsi anche del titolo di lavorazione di Dolce e selvaggio, come anche di un film completamente differente poi mai realizzato - o iniziato ma mai portato a termine.
Vorrei domandare a Legnani se nel libro passeggeremo ancora tra le rovine del tempio fa capolino questo titolo, e se Prosperi ha mai chiarito come mai Climati non ha co-firmato anche dimensione violenza.
B. Legnani ebbe a dire: Schramm ebbe a dire: In un numero di Variety del maggio 1980 venne annunciata , con tanto di flano (così la frase di lancio: “la violenta e drammatica realtà del mondo odierno catturata dai leader del documentario italiano”) , la postproduzione in corso di un nuovo mondo firmato da Climati e Morra: Nel segno del male. L'anno della reclamizzazione stride con i tempi delle uscite successive del duo. Considerato il titolo e il tema (monocentrico rispetto al dualismo e ai toni di Dolce e selvaggio), dovrebbe trattarsi de Dimensione violenza, che a parità di annuncio avrebbe dovuto recare la firma e l'operatività anche di Climati, che ha poi gettato la spugna per motivi aperti a ogni deriva. Ipotesi e speculazioni si sprecano: potrebbe trattarsi anche del titolo di lavorazione di Dolce e selvaggio, come anche di un film completamente differente poi mai realizzato - o iniziato ma mai portato a termine.
Vorrei domandare a Legnani se nel libro passeggeremo ancora tra le rovine del tempio fa capolino questo titolo, e se Prosperi ha mai chiarito come mai Climati non ha co-firmato anche dimensione violenza.
Schramm ebbe a dire: B. Legnani ebbe a dire: Schramm ebbe a dire: In un numero di Variety del maggio 1980 venne annunciata , con tanto di flano (così la frase di lancio: “la violenta e drammatica realtà del mondo odierno catturata dai leader del documentario italiano”) , la postproduzione in corso di un nuovo mondo firmato da Climati e Morra: Nel segno del male. L'anno della reclamizzazione stride con i tempi delle uscite successive del duo. Considerato il titolo e il tema (monocentrico rispetto al dualismo e ai toni di Dolce e selvaggio), dovrebbe trattarsi de Dimensione violenza, che a parità di annuncio avrebbe dovuto recare la firma e l'operatività anche di Climati, che ha poi gettato la spugna per motivi aperti a ogni deriva. Ipotesi e speculazioni si sprecano: potrebbe trattarsi anche del titolo di lavorazione di Dolce e selvaggio, come anche di un film completamente differente poi mai realizzato - o iniziato ma mai portato a termine.
Vorrei domandare a Legnani se nel libro passeggeremo ancora tra le rovine del tempio fa capolino questo titolo, e se Prosperi ha mai chiarito come mai Climati non ha co-firmato anche dimensione violenza.
Nel libro non se ne parla.
Mi informo sul resto.
...nuove?!
Nel libro, come già detto, non se ne parla. Va considerato che si tratta di dialoghi fra i due, per cui non si svaria spessissimo. Di Climati si cita il triste fatto che, all'epoca, "non ci fosse più con la testa".
B. Legnani ebbe a dire: Schramm ebbe a dire: B. Legnani ebbe a dire: Schramm ebbe a dire: In un numero di Variety del maggio 1980 venne annunciata , con tanto di flano (così la frase di lancio: “la violenta e drammatica realtà del mondo odierno catturata dai leader del documentario italiano”) , la postproduzione in corso di un nuovo mondo firmato da Climati e Morra: Nel segno del male. L'anno della reclamizzazione stride con i tempi delle uscite successive del duo. Considerato il titolo e il tema (monocentrico rispetto al dualismo e ai toni di Dolce e selvaggio), dovrebbe trattarsi de Dimensione violenza, che a parità di annuncio avrebbe dovuto recare la firma e l'operatività anche di Climati, che ha poi gettato la spugna per motivi aperti a ogni deriva. Ipotesi e speculazioni si sprecano: potrebbe trattarsi anche del titolo di lavorazione di Dolce e selvaggio, come anche di un film completamente differente poi mai realizzato - o iniziato ma mai portato a termine.
Vorrei domandare a Legnani se nel libro passeggeremo ancora tra le rovine del tempio fa capolino questo titolo, e se Prosperi ha mai chiarito come mai Climati non ha co-firmato anche dimensione violenza.
Nel libro non se ne parla.
Mi informo sul resto.
...nuove?!
Nel libro, come già detto, non se ne parla. Va considerato che si tratta di dialoghi fra i due, per cui non si svaria spessissimo. Di Climati si cita il triste fatto che, all'epoca, "non ci fosse più con la testa".
Per la seconda cosa non si conoscono motivazioni.
se ne potrebbe presumere che sia connessa con la prima.. :D
B. Legnani ebbe a dire: Schramm ebbe a dire: B. Legnani ebbe a dire:
Per la seconda cosa non si conoscono motivazioni.
se ne potrebbe presumere che sia connessa con la prima.. :D
Non ho capito. Perché?
perché se è vero quanto viene detto, cioè che non ci stava più con la testa, ciò spiegherebbe la sua mancata lavorazione a questo film. resta comunque irrisolto il mistero del fantomatico segno del male annunciato anni prima. proverò a indagare altrimenti. grazie lo stesso.
Schramm ebbe a dire: B. Legnani ebbe a dire: Schramm ebbe a dire: B. Legnani ebbe a dire:
Per la seconda cosa non si conoscono motivazioni.
se ne potrebbe presumere che sia connessa con la prima.. :D
Non ho capito. Perché?
perché se è vero quanto viene detto, cioè che non ci stava più con la testa, ciò spiegherebbe la sua mancata lavorazione a questo film. resta comunque irrisolto il mistero del fantomatico segno del male annunciato anni prima. proverò a indagare altrimenti. grazie lo stesso.
Ho capito.
Non credo, però, che la motivazione possa essere questa, dato che il film è del 1984 e lui è stato attivo negli anni successivi.
io una mia speculativa ipotesi sul loro divorzio lavorativo me la sono fatta: l'uno voleva tenersi su toni più soffici e curati, come è stato in dolce e selvaggio e come accadrà successivamente in natura contro, l'altro pestare sempre più duro come mai prima, come è accaduto qua. molto probabile che quanto a intenti non si siano più presi e ciascuno sia andato per la propria. però andrebbe appunto chiesto ai diretti interessati rimasti in vita...