Preferisco l'ascensore - Film (1923)

L'immagine di Harold Lloyd, aggrappato alle lancette di un enorme orologio in cima ad un palazzo di 30 piani, è decisamente famosa. Il film da cui è tratta, forse, un po' meno. Prodotto da Hal Roach, "Preferisco l'ascensore", sei anni prima della Grande Depressione, rimappa la metropoli inserendovi il sogno piccoloborghese che qui si fa letteralmente "arrampicata". Quando il semplice commesso, per raggiungere il luogo di lavoro, viaggia su un tram stipato di gente, il pensiero corre a Fantozzi ed ai TAF. La classe operaia andrà mai in Paradiso?

Divertente e appassionante avventura comica tutta centrata sull'arrampicata al palazzo che ne costituisce il lungo climax; nel frattempo vengono riportati i temi classici della comica muta, l'ossessione del matrimonio e la famiglia, la piccola borghesia aggressiva contro chi cerca di raggiungerne lo status, una misoginia nemmeno troppo latente. Lloyd straordinario, non da meno Bill Strothers.

Con l’aria da bravo ragazzo adatto a una placida commedia sentimentale, Lloyd si lancia in un vortice di guai nel tentativo di fare la propria ascesa sociale, mentre finisce a fare il commesso di grandi magazzini (dove simula di essere il direttore). Gag divertenti che combinano la svagata naïveté del personaggio con una fantastica sapienza ritmica. Notevole la scalata del grattacielo (con la celeberrima scena di lui appeso all’orologio che sviluppa il finale di High and dizzy) e Viaggio in paradiso, che tiene incollati e riesce a far ridere a ogni piano. Un super-classico del muto.

Straordinaria messinsena del "corpo" comico, la cui astratta baldanza sancisce la supremazia sulla regola del "volto". Lloyd incarnò un tipo di americano, il giovinotto in carriera alle prese con la grande Città. In Safety Last sono le vertigini del grattacielo (con inquadrature tutt'ora mozzafiato) a metterne il luce la sua inadeguatezza provinciale, a onta della sua ribalderia. In fondo l'incipit del film la dice lunga su cosa in realtà nasconda il suo sogno di gloria. Tutta la scena della scalata del DeVore è tra le pagine alte del cinema.

Non c'è una scena che non sia stata studiata e "riempita" fin nei minimi particolari, a partire dall'incipit con la "forca" sullo sfondo. Ogni possibilità di inventare gag nelle gag è stata sfruttata: nessun spazio vuoto, il ritmo è forsennato. La qualità generale è sorprendente e le tecniche usate solo una delle tante componenti che concorrono al capolavoro. Il soggetto, apparentemente semplice (lui parte per la grande città per fare fortuna e poter sposare la sua bella) affronta l'importante tema dell'iniziativa e inventiva personale.

Lloyd condensa in poco più di un'ora gran parte dei suoi cavalli di battaglia: corse a perdifiato con forsennati cambi di mezzi di locomozione, travestimenti (da manichino, da soprabito), disfide con poliziotti ottusi, dispetti, più i consueti funambolismi che sfociano nella celeberrima scalata di dodici piani a mani nude (ogni piano un imprevisto). E stavolta, grazie a una serie di equivoci, funziona anche il versante romantic comedy. Una pietra miliare della comicità americana e il simbolo di un cinema artigianale e felice, irripetibile.

Per poter sposare la sua bella, giovanotto lavora come commesso e scala un palazzo per vincere i soldi necessari. Ottimo il raccontare una storia che ha un ritmo e uno svolgimento non forzato: gli eventi hanno una logica temporale, son girati con cura e le gag sono funzionali al procedere. Nella famigerata scalata i rimandi sono a Keaton: è presente meno arguzia ma uguale prestanza fisica e resa spettacolare. Piccoli effetti speciali da sottolineare per l’anno in cui il film è stato girato e studio delle inquadrature per dare la sensazione del vuoto.

Si avvicina a compiere cent'anni (ed è da poco divenuto di pubblico dominio per scadenza del copyright), ma per verve comica e ritmo narrativo sembrerebbe più giovane di svariati decenni. Buonissima non solo la coppia di protagonisti (Lloyd e la Davis furono anche coniugi, in un matrimonio purtroppo non felicissimo) ma anche i comprimari, su tutti Young. Noto ai più per la celeberrima (e difficoltosa) scena di Lloyd penzolante dalle lancette di un orologio durante l'avventurosa scalata iniziale, il segmento più adrenalinico dell'intero lavoro.