Cover boy - L'ultima rivoluzione - Film (2006)

Ioan, giovane immigrato rumeno, trova rifugio nell'ospitalità di Michele, lavoratore precario e romano d'adozione: tra i due nascerà una controversa amicizia. Carmine Amoroso insegue i suoi personaggi senza preventivare nulla e sa staccare l'obbiettivo prima di ripiegare nella immediata retorica. Scivola sui corpi degli attori con smaccata e disarmante sensualità. Emozionanti le musiche di Falagiani, fotografia tersa e puntuale di Ferrari; convincente la prova del cast. Come spaccato dell'Italia odierna è politicamente tendenzioso ma assolutamente pertinente. Consapevole e necessario.

Ritratto toccante e amaro di un'amicizia virile tra un giovane immigrato e un italiano disoccupato. Dopo 10 anni Amoroso torna dietro la macchina da presa per raccontarci, con grande maturità, un universo parallelo fatto di sentimenti, speranze e lotta per la sopravvivenza ai margini di una società che tutto inghiotte. Uno spaccato borderline dove la casualità irrompe cambiando le carte in tavola, ma il film analizza anche sentimenti reconditi e cambi di boa. Un cast ben assortito e una certa padronanza di stile nel girato, ne acuisce lo spessore cinematografico. Convincente ed attualissimo.

L'amicizia tra un immigrato romeno e un precario romano alla ricerca di un lavoro e di un equilibrio. E' proprio il rapporto tra la macrostoria (nelle prime sequenze), la cronaca sociale e il vissuto intimo a rendere questo film prezioso: tra le mille trappole possibili della retorica Amoroso si difende scegliendo di leggere la verità dei sentimenti, ma fermandosi sempre un attimo prima di svelarli del tutto. Bravi e "veri" Gabia e Lionello, mentre Caselli e Littizzetto non funzionano (anche per la schematicità dei loro personaggi).

Film carino ma intendo con la "c" maiuscola. Bravi gli sceneggiatori a toccare motivi attuali senza cadere nella retorica a buon mercato e, allo stesso tempo, a non cercare uno schema narrativo troppo pretenzioso o impegnato, tentazione comune a tanti autori nostrani. Regia capace e assai in tono con la storia. Azzeccato il rapporto tra i due protagonisti, grazie anche alla prova di Gabia e Lionello.

Non mi ha convinto fino in fondo, ma è diretto con una certa professionalità. Il cast funziona in parte (la Litizzetto fa una particina come padrona di casa di uno dei due), il finale della storia è prevedibile. Nonostante questo, una certa professionalità di fondo si nota.

Bel film che mette in evidenza le vite di due giovani: un immigrato rumeno e un precario italiano, due mondi a confronto che hanno in comune più di quanto si possa pensare. Il tutto gira intorno alle loro vite, speranze e sogni. Pellicola delicata e forte allo stesso tempo.

Sopravvivere da clandestino, in patria e non. Storia di vite ai margini trattate con rispetto e con una regia che accorcia le distanze e penetra nell’intimo. Lionello è ideale per il ruolo di disgraziato dal cuore tenero, di chi prova anche a bluffare ma ha tutte le carte scoperte. Anche la Caselli, si fa notare seppure con pochi sguardi. Cambia la politica, si abbattono i muri, ma solo la mano di chi è amico vale più di mille promesse. Buona anche la parte iniziale con l’antefatto in terra rumena, un filo sotto invece la parentesi milanese.

Fa piacere imbattersi in un film italiano girato con tanta sensibilità e sincerità (confinante talora con una tuttavia soave ingenuità) e perfino dotato di una prospettiva così stringente sul reale. Tornato alla regia dopo 10 anni, Amoroso dirige con una palpabile urgenza che, unita a una misurata scelta di toni, ci regala il ritratto di due rappresentanti di un umanità dolente e “invisibile”, inserendoli (senza vittimismi) in un contesto politico economico le cui dominanti sono empietà e falsificazione. Volutamente (?) posticce la parte milanese e Luciana.