WESTERNALIA: L'ESTATE SELVAGGIA DELLO SPAGHETTI WESTERN
Quasi un unicum nel panorama cinematografico, mischiare l'ormai morente (visto l'anno) "spaghetti western" con il "kung fu movie", che in quegli anni faceva furore con l'avvento di Bruce Lee.
Mario Caiano (che per il sottoscritto ha diretto uno dei gotici più belli in assoluto,
Amanti d'Oltretomba, un ottimo noir che poco a da spartire con il poliziottesco classico,
Milano Violenta, e cerco da una vita il suo
Ombre Roventi, scomparso nell'oblio), dirige il film come se fosse un affiliato cormaniano (tipo Lewis Teague o Steve Carver) in una produzione
New World, dispensando squisiti momenti splatter (braccia amputate, occhi strappati a mani nude, mani spappolate da devastanti colpi in arrivo, massacri di peones), non mollando mai la presa e arrivando subito al sodo.
Il cinesino minuto (con occhio "sifolo") in un western selvaggio e violento, che pesta i piedi al potentissimo trafficante di schiavi Spencer (un sempre ottimo Piero Lulli) ha la trama e l'intelaiatura di un classico "gong fu movie", ma innestato da momenti vicini all' horror, che sembra quasi la versione "grindhouse" e gory del serial televisivo
Kung Fu
A cominciare dai feroci cattivi (veri e propri mostri umani) che Spencer assolda per far fuori il cinesino d'acciaio.
Pedro Il Cannibale (Claudio Undari), una specie di troglodita che sembra uscito dritto dritto dalle
Colline Hanno Gli Occhi, e poi ripreso-con più "charme" da Jim Jarmush in
Dead Man, nella figura di Lance Henriksen
Sam il becchino, con bombetta alla Charlot, (un Gordon Mitchell più vicino al mostro di Frankenstein), che canticchia mentre seppelisce le sue vittime e prepara trappole alla
Ultimo Mondo Cannibale
Tricky il baro (Giacomo Rossi Stuart), furbo e infame, galante e spietato. Ma Shangai Joe le caverà gli occhi stile
Cinque dita di violenza, fregandolo con uno stratagemma preso da
Navajo Joe
Jack lo scalpatore (un viscidissimo Klaus Kinksi, già sulla buona strada per
Woyzeck e
Nosferatu), che sembra il progenitore di Joe Spinell/Frank Zito in
Maniac, con la passione degli scalpi da appioppare a inquietanti bambole di legno, che lui chiama "
La mia bambina"! Di culto quando spara con il suo winchester, al rallentatore, alle gambe di Shangai Joe.
Infine una sottospecie di samurai da operetta, nel classico confronto finale di ogni "gong fu movie" che si rispetti, con citazione leoniana "
Mira al cuore Mikura, mira al cuore",e sventramenti a mani nude e braccia amputate a colpi di katana.
Non mancano difetti e cadute di tono (il personaggio inutile-così come la parentesi romantica-di Carla Romanelli, la lotta-ridicola-col toro, il flashback stile
Kung Fu, alcune zuffe alla Bud Spencer/Terence Hill, i bruttissimi e sgraziati combattimenti mal coreografati, col salti fittizi e a volte penosi), ma il divertimento non manca assolutamente e l'azione e sempre costante e quasi irresistibile, così come la violenza.
Ottime alcune battute (Shangai Joe, da un truzzo cow boy ,viene apostrofato con il classico "
figlio di puttana", e lui per tutta risposta:"
A proposito di madri, perchè non parliamo un pò della tua!" e orecchiabile lo score di Bruno Nicolai (anche se riciclato)
Originale e con picchi di notevole crudeltà (il peones appeso e sparato da Piero Lulli), dove anche i difetti vengono meno e lasciano spazio allo spettacolo ludico in una "piccola" produzione dal respiro internazionale.