La vita a modo mio - Film (1994)

In una cittadina della provincia americana, Donald Sullivan ha vissuto una vita da irresponsabile come padre e marito ma è sempre stato disponibile e generoso con gli amici.Film difficilmente inquadrabile questo diretto da Robert Benton. Regista e sceneggiatori hanno evidentemente assegnato la priorità più che alla vicenda (che appare parecchio confusa e a volte difficilmente "seguibile") alla caratterizzazione dei personaggi, oltre che ai dialoghi che sono molto curati. Bella prova del cast con un grande Paul Newman. Ultimo film della Tandy.

Un film da riscoprire con Newman nel ruolo del perdente dal cuore buono e tanti efficaci attori attorno a lui (un Willis atipico, un Seymour da avanspettacolo, Melanie Griffith, la deliziosa Tandy prima di lasciarci, il bonaccione Vince) per una storia che fa sorridere con classe e fa riflettere (senza appesantire e senza diventare patetica) sui rapporti umani. Nel finale si siede un po' ma il tocco di Benton e l'acutezza dei dialoghi sono da elogiare.

Commediola di provincia tra cattivi esempi ma con buoni sentimenti, qualche venatura malinconica e un occhio di riguardo alla terza età. L’immancabile neve attutisce anche di più una sceneggiatura lacunosa (specie nei rapporti famigliari) che sfrutta la verve dei singoli. Newman ha fascino discreto anche se appare fuori tempo per un ruolo di mobilità lavorativa. Chiusura dove il puzzle va a posto senza l’uso sforzato dell'allegria, ma con pacata positività.

Visto l'assunto iniziale, con un anziano padre con molte colpe ma generoso di cuore che torna a casa, si poteva prevedere un film strappalacrime; invece, con un cast di lusso in gran spolvero e una sceneggiatura che funziona, il film si rivela piacevole e anche a tratti leggero e divertente, con la giusta dose di sentimenti. Newman è ovviamente una garanzia e l'ultimo ruolo di Jessica Tandy è un perfetto saluto al cinema di una grande attrice. Da vedere.

Un concentrato di personaggi e ambienti della provincia americana piuttosto usuale, sulle distonie e le incompletezze di un uomo (Newman) che ha preferito fare la sua vita trascurando i legami familiari e che da anziano deve in qualche modo ricredersi, senza riuscirci in pieno. Un viaggio ultrasentimentale dal ritmo lento e ovattato (come la cittadina innevata) nella mentalità e nei valori (o pseudo tali) a cavallo tra egoismi e velleità di riscatto, che però Benton non riesce a rendere appassionante e nonostante il cast, si ha la sensazione di un qualcosa di inautentico e irrisolto.

Un film grazioso, ben scritto e condotto da Benton, che riesce a creare una serie di personaggi da subito interessanti e simpatici. La sceneggiatura non va oltre piccole bozze di famiglia disfunzionale e di un paesino dell'America più remota, ma l'egregia performance di Paul Newman tiene perfettamente in piedi tutta la struttura, dotandola di ironia e maestria. Bene anche i vari caratteristi impiegati, tra cui un Bruce Willis abbastanza insolito. Notevole.

Un Newman notevole, nei panni di un vecchio perdente di provincia con un'etica e un onore particolari; attorno a lui, un'umanità variegata interpretata da un cast di talenti non comune, sullo sfondo di una cittadina innevata davvero suggestiva. Nonostante una durata un po' eccessiva, il film si fa seguire senza troppi momenti di noia; i rapporti tra i personaggi sono ben resi e le situazioni tragicomiche riuscite, mantenendosi costantemente sul filo della malinconia senza risultare deprimenti. Nel complesso un buon film, tipicamente americano, forse un po' debole nella parte finale.