Estate del '61: Roberta, indipendente e ricca imprenditrice conosce Franco, aitante meccanico, e inizia una relazione burrascosa... Da un racconto (poi divenuto romanzo) del grande Arbasino (che affiancò Missiroli per la lavorazione del film) una commedia veloce e divertente, con un angolo visuale su uno spaccato dell'Italia del boom un po' diverso dai clichè. Non malaccio la Sandrelli doppiata con accento lumbard scatenato da Adriana Asti, bislacca la scelta dello spagnolo Aranda. Carino. C'è Gianni Clerici, futuro elegante cronista di tennis.
Interessante spaccato dei primi anni '60 nell'Italia del nord, cronaca della vita sorprendentemente moderna ed emancipata di una ragazza benestante e piena di iniziativa, con gli uomini e negli affari. La Sandrelli (doppiata) è sicuramente godibile, nella parte della protagonista, la colonna sonora, le ambientazioni e i vestiti d'epoca, uniti ad un bianco e nero dolce e malinconico, fanno il resto. Da vedere.
Un'estate dei primi Anni Sessanta con un gruppo di giovani ricchi, sprezzanti e noiosi. Il film tecnicamente è ben realizzato, e le scelte di montaggio sono senz'altro originali per una pellicola di quasi 50 anni fa. Devo dire però che non mi ha mai "preso" davvero, sia perché questo tipo di storie non sono il mio pane, sia perchè il doppiaggio in finto milanese della Sandrelli mi ha irritato quasi subito.
Missiroli ed Arbasino (dal cui racconto, poi divenuto romanzo, il film è "molto direttamente" tratto) ci consegnano un'opera decisamente singolare in quello che era allora il panorama della commedia all'italiana. Sotto l'occhio entomologico della macchina da presa (e della penna, viene giocoforza da aggiungere) si muovono i "campioni" di quello che era un paese in movimento: la giovane emancipata "industrialeta" lombarda e lo squattrinato, ambizioso operaio scavezzacollo, entrambi tuttavia destinati a tornare sotto l'egida della nonna contadina. Notevole la Sandrelli.
Ha ragione Morandini. Ha dei notevoli bersagli ma non li centra. La narrazione, ricca di ellissi e di nascondimenti, è un po' indisponente. La storia viene narrata in modo che prende poco. Si ha l'impressione che si sia puntato più sullo scandalo in sé che su una efficace narrazione (o è la regìa di Missiroli che non azzecca il ritmo giusto). Sballata la scelta di Aranda (pesce lesso), niente male la Sandrelli (ma forse il ruolo della riccastra non è tagliato bene su di lei), doppiata dalla Asti. Ha più d'un perché, ma siamo su livelli non alti: **
Frizzante fenomenologia padana del boom attraverso il ritratto fedelissimo (e perciò ai limiti del grottesco) di una giovanissima futura imprenditrice e un meccanico. Stanno insieme senza mai dirsi una parola se non d’amore almeno d’affetto: nel loro parlare ci sono solo le cose e i luoghi comuni di un intercalare lombardo un po’ altezzoso e un po’ pragmatico. In una splendida fotografia in b/n Missiroli racconta il loro incessante andirivieni tra autostrade, alberghi e dimore avite, usando un’intrigante narrazione a frammenti. Arguto.
MEMORABILE: "Cosa vuole, se non ci si dà una mano tra Spider…"
Il boom economico narrato dalla parte dei commenda che nonostante tutto, alla fine, accettano pure gli operai. Commedia poco azzeccata, nonostante una sensuale Sandrelli (doppiata dalla grande Asti) e un notevole spiegamento di auto spider dell'epoca. Il messaggio appare blando nonostante la discreta fotografia. La Sandrelli sembra molto più vecchia dei suoi 17 anni.
Neoborghesia lombarda versus proletariato. Bianche spider ed enormi piazzali di autogrill simboleggiano l'Italia del boom, dove già si leggeva la pagina della borsa sul Sole 24 Ore. Una Sandrelli scatenata (la neoborghesia) e anche cafoncella, prima "punisce" l'operaio ladruncolo poi, a suo modo, se ne innamora. Sembra girato ora, ma è dello stesso periodo. Onore ad Arbasino per essere riuscito a vedere dentro il periodo e a Missiroli per una regia all'apparenza bislacca (come la sceneggiatura), ma che è solo riproduzione della pura realtà.
Interessante ritratto al femminile di una borghesia che, negli anni del boom, si dimostra smodatamente ambiziosa, rapace, famelica (anche in senso letterale). Ne consegue un personaggio (la Sandrelli) dai modi bruschi, che gesticola scompostamente, ma che nasconde una fondamentale fragilità e insoddisfazione. I momenti migliori sono quando la Sandrelli e Aranda, oltre che parlare di soldi, affari e cibo, non sanno dirsi nient'altro...
MEMORABILE: La Sandrelli, in un batter d'occhio, architetta una speculazione con l'abbattimento e la ricostruzione del vecchio carcere.
Due giovani fanno conoscenza in spiaggia e dopo allora tutto sembra non essere come prima. Penalizzato da un montaggio sgangherato, Missiroli scava nella realtà lombarda, viziata e lunare, come con una piccozza nel ghiaccio, servendosi delle schegge fuori campo. La Sandrelli in una parte desueta e con doppiaggio innaturale. Sicuramente bislacco.
MEMORABILE: Il tallone sporco di catrame come indizio precoce.
Istantanea agrodolce dei rampolli della Brianza industriale, tra cinico snobismo e innocenti evasioni, curiosità giovanili e ossequi al pragmatismo, tentazioni di voli pindarici e serena (?) affezione alla sicurezza dei piedi ben piantati a terra. Missiroli, al suo unico film, sposa la cifra della prosa realista; e se come commedia a tratti si perde, il risultato va probabilmente oltre le intenzioni originali sul versante grottesco. Riuscito l'uso diegetico (alla Dino Risi) delle canzoni da juke-box.
MEMORABILE: Il primo goffo approccio di Franco sulla spiaggia.
Davvero brutto. Noioso, sfilacciato e irritante. Eccessivo nell'enfatizzazione dei caratteri sgradevoli dei personaggi che si susseguono, con in sottofondo una eccessiva cadenza milanese che alla lunga annoia. Si salva l'interpretazione di una giovanissima Sandrelli, che già recita da attrice matura.
Industrialotta di provincia frequenta un garagista. Tiramolla amoroso tra condizioni diverse nel quale si vuol porre l’accento sul nuovo benessere postguerra. Il clima da commedia è tutto nel gesticolare di una spocchiosa protagonista e nella sua parlata (più meneghina che lodigiana, comunque ben doppiata dalla Asti). Qualcosa viene aggiunto dalla compagine familiare per la quale il denaro è l’unico argomento di conversazione. La Sandrelli parte bene, poi si dimentica un po’ il ruolo e la schiena nuda sembra gratuita. Sceneggiatura con qualche buco o salto temporale senza ritmo.
MEMORABILE: La prigione nuova; “Se non ci si aiuta tra spider”; L’acqua col sapore di anguilla.
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Il Gobbo e Giùan dicono che è tratto dal romanzo di Arbasino. Non è esatto: è tratto da un racconto di Arbasino che, solo dopo il film, lo ha trasformato in romanzo. Il racconto è del 1960, il film del 1963, il romanzo del 1972.
DiscussioneGiùan • 27/08/11 22:36 Controllo di gestione - 241 interventi
Hai ragione Pigro: effettivamente di errore sia pur veniale si tratta.Arbasino modulò e allungò il racconto del 60 in romanzo più di dieci anni dopo.Tra l'altro l'originale racconto breve (al contrario dell'opera del 1972) l'ho appunto letto e nel suo stile assolutamente riconoscibile edd eccentrico è molto più che una traccia per il "girato" del film, rispetto al quale appare in funzione quasi di Storyboard
Grazie a te della segnalazione e buona serata ovviamente.......Pigro magari ma diamine Attento sì
Giùan ebbe a dire: Pigro magari ma diamine Attento sì
......i miei amici preferiscono darmi del Pedante.... ;-)
MusicheOrsobalzo • 3/09/11 15:21 Pulizia ai piani - 1101 interventi
Rende bene l'ambientazione del film la colonna sonora di Piero Umiliani, con l'uso, quando scorrono i titoli di testa, di un vibrato di chitarra in stile Shadows (cioe' quello inventato dal chitarrista degli Shadows Hank Marvin e in quel periodo molto imitato).
In seguito, durante lo scorrere del film, lo stesso tema viene riproposto in versione piu' "classica".
Si ascoltano molte canzoni in voga in quegli anni, tra le quali La Terza Luna e I Tuoi Capricci cantate da Neil Sedaka. Curiosa una cover di Legata a Un Granello di Sabbia in cui domina il violino.
In una scena si vedono Renata e Franco davanti al Caprice di Viareggio, con in bella evidenza, per quella serata, l'annuncio della presenza del complesso di Piero Giorgetti (l'ultimo contrabbassista di Renato Carosone, che aveva sciolto il suo gruppo pochi anni prima)..
nella scena dove si vedono Renata e Franco davanti al Caprice di Viareggio, c'è in sottofondo una canzone, sapreste dirmi come si chiama? è di piero giorgetti?
qui potete vedere la scena (dal quinto secondo):