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TITOLO INSERITO IL GIORNO 3/02/08 DAL BENEMERITO B. LEGNANI
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B. Legnani 3/02/08 18:35 - 5523 commenti

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Emozionante. Raggruppa in pochi giorni quanto accadde in più settimane, ma il fatto principale (l’oro voluto da Kappler) è storicamente (e tragicamente) vero. Le immagini del ghetto, evacuato, non possono non colpire. Il film è buono nella narrazione dei fatti della Comunità Israelitica di Roma, un po’ meno lo è quando racconta, seppure con bravi attori, le vicende personali e sentimentali. Grandi prove di Scelzo, Checchi e della Borboni. Sono presenti Umberto Raho e Ignazio Leone. Mogherini scenografo, Massaccesi assistente operatore.
MEMORABILE: L'oro battuto.

Pigro 22/02/11 14:45 - 9635 commenti

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Avvincente ricostruzione di uno degli episodi più squallidi della già ripugnante persecuzione nazista degli ebrei: il riscatto d'oro chiesto alla comunità israelitica romana prima della deportazione. Il film riesce a coniugare la rievocazione storica con alcuni elementi narrativamente più spettacolari che tra l'altro rispecchiano questioni di primaria importanza, a cominciare dalla scelta della resistenza armata e dal matrimonio di un'ebrea con un cristiano. La stessa raccolta dell'oro è drammaticamente incalzante. Merita una visione.

Homesick 27/09/14 18:21 - 5737 commenti

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Sulla ricostruzione storica del turpe episodio della Seconda guerra mondiale, effettuata secondo precisi canoni realistici, si incastrano le vicende private dei personaggi - il matrimonio tra un cattolico e un'ebrea, la scelta della resistenza, il suicidio rituale per non cadere nelle mani dei nemici -, da cui non di rado scaturisce genuino pathos senza scadere nel sensazionalismo. Rigorosa la direzione degli attori sia primari che secondari, tutti impegnati con serietà nell'eseguire quanto richiesto dai rispettivi ruoli.
MEMORABILE: I camerati che deridono gli ebrei che non mangiano carne suina; l'assalto a casa Ortona.

Graf 9/09/15 01:39 - 708 commenti

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Lizzani racconta il doloroso fatto storico della richiesta-ricatto da parte dei nazisti alla comunità ebraica di Roma di procacciarsi cinquanta chili d’oro in breve tempo sotto la minaccia della sua deportazione in Germania in caso di inottemperanza, con linearità di stile, limpidezza di toni, ritmo e ardore di racconto. Intreccia il fatto pubblico con alcune scelte di coscienza da parte di ebrei schiacciati dalle circostanze sovrastanti ma il film rimane illustrativo ed estrinseco essendo privo del profondo sentimento della tragedia incombente.

Nicola81 7/11/15 14:56 - 2840 commenti

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Rievocazione di un episodio che rese ancora più spregevole la persecuzione degli ebrei da parte dei nazisti. Più che sulla tragedia storica, il racconto si focalizza comunque sui drammi individuali, in particolare attraverso i personaggi di Blain (che aderisce alla Resistenza per non cedere al ricatto) e della Ferrero che, in un finale di rara tristezza, opta per il martirio e non per la fuga. Gli attori sono bravi, Lizzani dirige con la giusta scorrevolezza mentre la parte sentimentale è un po' stucchevole (ma visto il periodo ci può stare).

Daniela 7/08/17 03:08 - 12626 commenti

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Valido come ricostruzione cronachistica di uno dei più vergognosi episodi dell'occupazione nazista di Roma, il film di Lizzani convince meno laddove, invece su soffermarsi su alcuni aspetti problematici come l'atteggiamento della Chiesa cattolica, isola nel dramma collettivo alcune storie individuali, in particolare quella della ragazza ebrea innamorata di un cattolico di famiglia benestante non esenti da una certa convenzionalità. Comunque, si tratta di un'opera forte, che suscita indignazione e, soprattutto nel finale, commuove.

Zampanò 1/02/21 16:06 - 381 commenti

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Ignari dell'abominio di Auschwitz, gli ebrei romani si fidano della promessa nazista di libertà in cambio di oro. Lizzani, già partigiano ed ermeneuta del biennio '43-44, lascia la materia (bellica) per lo spirito. La temperatura aumenta scespirianamente, fino al destino noto. Gli sceneggiatori sollevano la comunità nel cuore di una speranza che sa di autoinganno e si servono del talento di Scelzo, Checchi, D'Alessio e della Borboni mentre Blain, confermato dopo Il Gobbo, lesina espressività; bamboleggianti Sorel e la Ferrero. Secchi ed eloquenti i vuoti finali del ghetto.
MEMORABILE: Giulia a Davide: "Ma che dobbiamo fare, se non sopravvivere per quel po' che possiamo".

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