La città prigioniera - Film (1962)

Topi in trappola (militari inglesi, un Americano e civili), in un albergo al centro della capitale Greca, durante la seconda guerra. Ma i nemici non sono i tedeschi, bensì l’esercito rivoluzionario Greco, capeggiato da un esaltato. Buona prova d’attori, grazie anche a una sceneggiatura che maschera abbastanza la quasi totale mancanza d’azione. I protagonisti si sfidano spesso a parole (Niven e Gazzara), anche se la morte fa capolino, a ricordare che la situazione è pesante (aleggia l’ombra del tradimento). Non tutto funziona, ma non è male.

Un gruppo di inglesi guidati da un generale si trova asserragliato in una casa e deve difendersi dagli attacchi degli insorti che vogliono impadronirsi dell’arsenale custodito in cantina. Ma ci sarà più di una sorpresa. Ispirandosi ad un fatto realmente accaduto in Grecia durante il conflitto civile che scoppiò dopo la cacciata dei tedeschi, il regista riesce a costruire un discreto film di guerra con venature gialle il cui merito principale è proprio quello di tenere alta la tensione dall’inizio alla fine. Ben assortito l’ottimo cast.

L'Hotel Zeus non deve cadere nelle mani dell'esercito rivoluzionario greco. Questi gli ordini impartiti ad un disorganizzato gruppo di civili e miltari anglo-americani rinchiusi in un fatiscente albergo (efficace metafora di un paese "malato" e conteso). Anthony stempera la drammaticità delle dinamiche d'assedio mediante un approccio ibrido, a metà fra western (lo scalcinato manipolo deve improvvisamente diventare operativo) e commedia (i battibecchi). Film indeciso, in questo genere di film il cinema italiano (La grande guerra, Tutti a casa) non ha eguali.