Intricato thriller a sfondo vagamente erotico. Una coproduzione italo-spagnola una volta di più sull'onda dei gialli rosa alla Umberto Lenzi (ORGASMO, PARANOIA…), sottogenere assai di moda all'inizio dei Settanta. E’ una variazione sul tema del triangolo amoroso, che vede una donna dal carattere molto forte (Marisa Mell) innamorarsi prima di una bionda di umili origini (Sylva Koscina), poi di un sedicente pittore da bancarella (che però pare più interessato ai suoi soldi). Non accontentandosi di un intreccio così semplice, la sceneggiatura (cui ha collaborato...Leggi tutto il nostro Giorgio Simonelli) si diverte a innestare personaggi più o meno ambigui (tra i quali Fernando Rey, in una parte di contorno piuttosto anonima) e colpi di scena a ripetizione come d'uso in questo tipo di gialli. Il film è dominato dai primi piani e dagli sguardi ammalianti della splendida Marisa Mell (che a differenza della Kocina non concede nemmeno un topless), da dialoghi discreti che in qualche modo sollevano la sceneggiatura dalla mediocrità, ma non ha dalla sua un regista capace di valorizzare al meglio la buona scelta delle location (la classica villa sulla scogliera a picco) né un montaggio capace di gestire con chiarezza la complessa struttura a flashback. Così NEL BUIO DEL TERRORE (un titolo altamente insignificante e poco pertinente) scivola via senza mai convincere, pur godendo di un cast tutto sommato ben diretto e di una storia perfettamente in linea con gli altri prodotti del genere. Gli manca la personalità e per questo molti sforzi vengono vanificati. Musiche (modeste) di Carlo Savina.
Edmondo Amati co-produce un film italo/spagnolo, fortemente ispirato dalla corrente dei sexy-thriller lenziani (stile Paranoia e Orgasmo) ai quali, in più contesti, la regia -poco ispirata- di Nives Conde rimanda. Non tutto funziona come dovrebbe, trattando del solito intrigo con carattere "ereditario", ma un cast di respiro internazionale (Sylva Koscina e Massimo Serato) e la bellezza di Marisa Mell (aggraziata come non mai) lo rendono titolo quantomeno interessante. Musiche in perfetto stile Anni Settanta a cura del prolifico e bravo Carlo Savina.
Mediocre e blando thrillerino di chiara ispirazione lenziana, dal ritmo piuttosto lento e dalle pochissime sorprese. Tutto già visto e rivisto a partire dalla sceneggiatura fino ad arrivare alle musiche di Savina. La regia poi è piuttosto inetta. Con dei presupposti così non poteva che venirne fuori un pessimo lavoro. Peccato per un grande come Rey che meriterebbe ben altre pellicole.
Inconsistente, però con una confezione perfetta che lo farà apprezzare ai fan dei gialli e degli Anni Settanta; gli altri si astengano. La Mell stupenda, la Koscina bellissima, il bravo Fernando Rey (doppiato da Nando Gazzolo) e le belle musiche di Carlo Savina fanno da contorno. Poi, verso metà film, gli intrighi e i controintrighi si sprecano nella miglior tradizione del giallo lenziano, in maniera più o meno convincente. Merita la visione senza essere nulla di che.
Ogni cinque minuti una considerazione: ma quanto è brava la Mell, brava brava... e la domanda: ma si spoglia? Non mi accorgo che ci sia anche un film da vedere perché, oltre a un titolo che centra come i cavoli a merenda, noto una regia pessima, dialoghi scontati e una trama che procede in ordine sparso. Parte di tutto ciò era caratteristico del genere ma c'è anche da dire che manca un qualsiasi colpo di genio o visionario che giustifichi la visione.
Ma bastaaa... do atto ad Andreu di aver pronunciato la frase più pertinente di tutto il film: "perché mi fate schifo!". Se il titolo ci sta, io ho la laurea in ingegneria navale... se dovessi mai pensare, per migliorare il tenore di vita, di far tutti quegli arzigogoli assurdi, macchinosi, informi, contorcere la realtà in tutte le direzioni fino a creare un groviglio poltaceo inerte, che si trasforma in una bolla di sapone, andrei in escandescenze e canterei "Io voglio essere una scimmia uauh! abominevole ma libero... io voglio vivere sugli alberi..."
C'è la Mell, quindi il più è fatto. Morigerata, ma al massimo del suo splendore, dirige la storia con la sua bellezza e ombreggia il resto. Quel resto è una discreto fatto di genere, da due palle e mezzo perché se ne perde metà (di palla) con il finale più sbrigativo della storia del cinema! Nel 1971 il massimo erotico era l'amore tra donne, qui esplicitato ed infarcito di gelosia, odio e pazzia. Può essere visto in santa pace, anche perché dalla prima scena (il bicchiere di superalcolico in primo piano) e con la musichetta zuccherata, fa capire già tutto.
Grana smagliante, colori saturi, locations d'impatto, scenografie di pregio per un thriller dalla prima parte gradevolmente intricata e ambigua. La seconda metà, svelate in gran parte le motivazioni dei personaggi e le esigenze narrative, è meno stuzzicante, ma resta una buona storia, una catena d'inganni ben saldata dall'avidità e dalla passione. La temperatura è quella giusta, tra il gelo del calcolo e il ribollir dei sensi, finale ingiustamente punitivo per due protagoniste perlacee e diaboliche, perfette. Bocconcino dolce-piccante.
MEMORABILE: Il secondo incontro tra la Mell e Boyd. Il festino in villa.
Appartiene alla fitta schiera dei thriller spagnoli "à la Lenzi", figli dei complotti e dei controcomplotti de I diabolici e contraddistinti da un'ambientazione vacanziera e oziosa, torbidi triangoli erotici e gran panoplia di nudi, parrucche e sgargiante vestiario d'epoca. Invero l'elemento thrilling è irrisorio ed insorge solo in dirittura d'arrivo, per cui la partita è tutta giocata dalle venustà di una Mell felina e macchinatrice e di una Koscina solare, morbida e sottomessa. Canagliesco Boyd; meramente accessori Rey e Serato.
MEMORABILE: La festa in giardino con strip-tease in doppia versione: esplicita (Koscina) e castigata (Mell).
Titolo completamente fuorviante: film leggero e solare, nel quale il "terrore" non figura assolutamente tra le mire di sceneggiatori e regista. L'atmosfera è più vicina a Beautiful che ai thriller lenziani, con vicissitudini amorose che si dipanano per tutta la vicenda mentre di tanto in tanto affiora qualche spruzzata di giallo. Ritmo blando, trama banale e insignificante, ma il buon cast e la discreta confezione salvano il tutto. Un po' di nudo come di moda all'epoca, ma che nel complesso non stona. Per appassionati.
Filmino (*½) che si basa tutto sulla Mell, bellezza felina e intrigante, con un fondo di rassegnata tristezza (ragionando "ex post", piange il cuore vederla fumare di continuo). Il film, alla Lenzi (ma le capacità registiche, ben inferiori, non sfruttano appieno il motivo conduttore), non riesce a far filare bene i numerosi flash-back, motivo in più per dirigere l'attenzione su ogni "mise" della protagonista e sulle ambientazioni, talune splendidamente Anni Settanta. Finale quasi incredibile.
D’accordo, di thriller ce n’è pochino e telefonato. Ma regge benissimo come period piece e tributo alla splendida Marisa Mell, fulcro e vittima a un tempo delle varie macchinazioni, in un tourbillon di abitini e acconciature sublimi. E la Koscina buttala via… Grande il party pre-bunga bunga a casa di Serato. Finale chiaramente posticcio, per non incorrere in ire censorie (c’era ancora il Generalissimo… )
Tipico thriller anni 70 che si contraddistingue in negativo per la sua leggerezza. Il cast è molto buono, il film guardabile ma visto una volta difficilmente verrà rispolverato. Trama banale ma regge; insomma, un'occhiata la merita, ma nel periodo d'oro del thriller e del giallo è stato fatto di molto meglio.
Va riconosciuta al film quella che oggi si definirebbe come capacità di osare e che invece all'epoca era considerata semplice normalità, quella che descrive la vita di una coppia formata da due donne in un innesto giallo e con connotazioni bisex. L'erotismo è un erotismo mai volgare ma il titolo è fuorviante in quanto trattasi di un accattivante film drammatico con due primedonne che fanno onore al genere femminile. La musica di Savina risulta particolarmente indovinata.
Devo dire che questo film di Nieves Conde ha il suo punto di forza in una Marisa Mell spettacolare (icona dei settanta) e una Sylva Koscina brava. Storia formata da un intreccio di amori traditi e vendicati ma non goduti a fondo, finale frettoloso! Non male. La sola presenza si Marisa Mell vale la visione.
La prima parte non decolla: non si capisce dove voglia andare a parare tra flashback di cui si fa fatica a stabilire il giusto ordine. A metà film quella che sembrerebbe una svolta thriller e poi un complotto lenziano rivelano invece una serie di colpi di scena che non colpiscono più di tanto. Dimenticabilissimo. Da salvare una splendida Mell e, per amanti anni '70, una serie di immagini- arredamenti e una colonna sonora con coretti... Tutto tipico di quell'epoca.
Un titolo messo a caso per un poliziesco al femminile dove si confrontano/affrontano, come il giorno e la notte, due bellezze complementari: Sylva Koscina e Marisa Mell. Una delle due non potrà fare a meno di soffiare l'uomo all'altra; ma se nella prima parte la trama sembra avere un senso, nella seconda ha uno sviluppo assurdo e si chiude con un finale moscissimo.
MEMORABILE: I birignao di Sylva Koscina a profusione.
Il difetto più grande che ne condiziona la riuscita è lo svolgimento della trama, troppo pasticciato e che finisce per perdere un filo conduttore incartandosi su se stesso. I flashback poi non fanno che confondere maggiormente le acque. Un vero peccato perché gli attori sono di tutto rispetto e andavano sfruttati diversamente. Sempre bella e affascinante la Koscina, mentre la Mell ha lo sguardo spento della star maledetta.
Se la Mell sta a mollo con la Koscina e Marisa le fa pure una scenata (con schiaffo) il mezzo pallino in più è già guadagnato. Confessiamolo: della trama e della regia non ce ne importa nulla (il complotto, poi, manco l'ho capito bene). Ciò che avvince in questi filmucoli è la nostalgia di un'irrecuperabile età dell'oro: arredi, musiche, resort, abiti, auto... chi non vorrebbe reincarnarsi in Massimo Serato a bordo piscina nei Settanta? Due pallini e vai.
Più che del giallo lenziano, di cui il regista si limita essenzialmente a rievocare le atmosfere torbide, siamo dalle parti di un dramma borghese finito in tragedia. Del resto la trama, fra flashback e cambi di scena repentini, non brilla certo in chiarezza e spesso la logica viene meno, tanto che Conde sembra quasi ciurlare nel manico alla ricerca di scene madri che non arrivano mai. Tanto vale quindi godersi la bellezza delle protagoniste e la bravura di Rey, per il poco spazio concessogli. Buona la fotografia di Ballesteros, terribile il montaggio di del Amo. Evitabilissimo.
MEMORABILE: La festa da Ugo.
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DiscussioneFauno • 3/01/11 00:07 Contratto a progetto - 2743 interventi
Non ho inventato niente.IO VOGLIO ESSERE UNA SCIMMIA è un brano dei Giganti.FAUNO.
Visionato ieri notte nel master di Rete4, e ho fatto qualche confronto con la Mitel. Non solo il master mediaset è qualitativamente buonissimo (mentre quello della vhs è oggettivamente inguardabile) e contiene l'inizio "lungo", ma abbiamo anche una lunga sequenza in più: gli accoppiamenti durante la festa verso la fine, con tanto di ragazza integralmente nuda che gira su sè stessa. Tale sequenza nella vhs si interrompe dopo nemmeno un secondo, mentre in tv si protrae molto a lungo. Direi che basta e avanza per riporre la Mitel in qualche vecchio scaffale.
Tutto insaporito dalle musiche STREPITOSAMENTE COINVOLGENTI DI CARLO SAVINA. Uno dei miei film d atmosfera preferiti.
Una koscina meravigliosa
Una Mell Strepitosa.
Iniziò titoli del film. Favoloso
DiscussioneFauno • 23/03/14 14:27 Contratto a progetto - 2743 interventi
Forse di atmosfera sì, ma di altre componenti direi di no eh?
Peccato non ci sia Stefania, è l'unica a cui è abbastanza piaciuto e in altri tempi ne avrebbe discusso con brio.
Dopotutto la rimpiango. FAUNO.
Fauno mi sembra di capire che questo regista non è proprio nelle tue corde, o sbaglio?
DiscussioneFauno • 24/03/14 09:26 Contratto a progetto - 2743 interventi
Ha fatto talmente pochi film che non ho materiale sufficiente per osteggiarlo. Sì, anche ...Dopodichè uccide il maschio e lo divora, da cui mi aspettavo sfracelli mi ha parecchio deluso, ma lì gli argomenti ci sono senza sviluppare la giusta onda d'urto, qui purtroppo a parte la bellezza dei personaggi fa acqua dovunque...
Come italo-iberico di regista spagnolo mi è invece piaciuto da matti Forqué con La volpe dalla coda di velluto, in quanto quello è un film del tutto decadente, dalla splendida impaginazione dei titoli di testa con la splendida colonna sonora fino alla rivelazione finale, e la scena dell'angheria al cigno da parte di Sorel, pur nel suo piccolo è fulminante, per non parlare del misterioso personaggio interpretato da Bonuglia e per finire con la spregiudicatezza della Yanni. Infine la Gadé che fa il film della vita...
Siamo su un altro pianeta rispetto ai due di Condé, almeno secondo i miei gusti. FAUNO.