All'inizio pare di vedere una versione muscolare dell'
Hardcore schraderiano (squallidi set di filmini pornografici, con un pornoattore dalle fattezze alla Ron Jeremy, ragazze di campagna perdute nel gorgo del vizio, imbottite di droga per poi essere soggette a brutali stupri di gruppo filmati), con derive nella pedopornografia (le fotografie, solo suggerite, delle bambine riprese in atti orali sessuali, che servono anche a scopo ricattatorio), dove la viscidità schifosa di Gary Oldman si avvicina a quella del Dino Velvet di
8mm (
Se ti dico di succhiarmi il ca**o me lo succhi, se ti dico di farti sbattere da un cane tu allarghi le gambe e ti fai sbattere), piccolo e laido signore della droga e dello sfruttamento sessuale, che dimora in stanzoni kitsch contorniato da manichini in pose oscene, specchi segreti, telecamere e alcove dell'"amore".
Poi muta in una sottospecie di "revenge movie", con una macchinosa vendetta che pare gettare le basi per
Old Boy, per poi , in dirittura di arrivo, citare
I tre dell'operazione drago nella stanzetta della lussuria contorniata da specchi, e un inseguimento on the road alla
Mad Max nel deserto del Nevada, che chiude nelle sabbie mobili con riverberi western.
Nella ricerca dei meccanismi vendicatori qualche scena violenta (la mano inchiodata sull'altare di una chiesa, l'amputazione previo colpo di pistola, il pestaggio del tailandese "protetto dall'immunità diplomatica" nella stanza dell'hotel, la belluina gang bang che muta in stupro di gruppo) e una sensazione di luridume nel personaggio di Oldman, pornografo vendicatore di glaciale crudeltà (sempre schizzato come in
Leon).
L'intelaiatura del film regge abbastanza, con la robusta regia del nipote di George Stevens che guarda a certo cinema hilliano, al western e a qualche spizzico horror (la chiesa in fiamme) con sfondo le mille luci tentatrici della città di Reno, tra droga, promiscuità e lussuriosi, quanto tamarri, emuli di Larry Flynt (un grande e ritrovato Gregg Henry, che pare uscito da
Boogie Nights, che si destreggia in sesso a tre, orgette e in dildi di gomma lasciati sul divano, sequenza di culto esilarante) e qualche buon assestamento nelle sequenze action (lo scontro a fuoco con i due thai nella casetta nel deserto).
Poi, però, verso la fine il film mostra un pò la corda, scadendo nella convezionalità e perdendo in cattiveria
SPOILER la redenzione, in punto di morte, del lascivo Oldman ormai inghiottito dalle sabbie mobili
FINE SPOILER, non mantenendo fino in fondo le promesse di un inizio feroce e sordido (il continuo parlare di pedofilia, la Washington strafatta e persa nella droga , che medita il suicidio e viene data in pasto ai "lupi" thai per farli divertire sessualmente, la mania videoludica di Oldman, il ricatto pedopornografico, i set porno, l'impietosa e sadica filosofia di Olman "
In un mondo dove gli uomini si scopano i bambini, cosa resta da fare a una ragazza come te?") cheppoi và pian piano scemando per far posto ad un poliziesco/action che rientra nei canoni tradizionali del genere.
Possente Ving Rhames nei panni dell'ex polizotto con un braccio solo (che ricorda certi eroi solitari e menomati del "kung fu movie") e Oldman che, nonostante abbia preso parte al film di Stevens per scopi meramente alimentari, ruba la scena a tutti (come era, d'altronde, pronosticabile).
Un buon potenziale mantenuto solo in parte, che comincia subito nel sudicio per poi dirottarsi nei meandri del routinario.
Suggestivi squarci nella fotografia di Zoran Popovic, incisiva OST di Michael Giacchino e assaggi gore (il moncherino insanguinato) di suà maestà Matthew Mungle.
Peccato solo che
Sin non osi fino in fondo e mandi all'aria le ottime premesse iniziali, preferendo un'approccio più comune e finendo per lambire l'odioso e stantio politicamente corretto.
Ma vale la visione anche solo per la luciferina performance di Oldman.
In parte debitore a
Violenza ad una minorenne